Perché esistono i “no vax”? É chiaro che nessuno, se dotato di buonsenso, potrebbe dichiararsi come appartenente alla categoria. Eppure, dichiarati o meno, il numero degli scettici non è esiguo. Lo dimostra, anche in Brianza, il dato sui non vaccinati contro il Covid. Il fenomeno, però, non si può semplicisticamente qualificare come frutto di ignoranza. Anche perché riguarda (basta farsi un giro sui social) anche persone mediamente colte, per non parlare di filosofi, giornalisti, psicologi e personale sanitario. Dovremmo allora chiederci cosa possa avere generato tale sfiducia verso le fonti istituzionali e tradizionali di informazione. A quel punto bisognerebbe forse ammettere come, in anni recenti, queste non siano sempre state impeccabili: basti qui citare le bufale rilanciate da prestigiose agenzie sulla Corea del Nord (storica quella dello zio del dittatore Kim Jong Un fatto divorare da 120 cani) o la malcelata sicumera con cui furono liquidate, sondaggi alla mano, le ipotesi di vittoria elettorale rispettivamente per la Brexit e il primo Donald Trump… Ecco che, allora, se a sostenere la (pur giusta) causa dei vaccini sono queste stesse fonti e se poi lo fanno con toni che rasentano un paternalismo fuori luogo, come se si rivolgessero a un gregge di pecore acefale, il problema è duplice: di empatia comunicativa e autorevolezza. Che, ça va sans dire, non sono sempre percepite.
A Ruota Libera, l’editoriale del direttore: scettici e “no vax”, perché esistono? L’ipotesi scomoda
Sui vaccini il numero degli scettici non è esiguo. Lo dimostra, anche in Brianza, il dato sui non vaccinati contro il Covid. Il fenomeno, però, non si può semplicisticamente qualificare come frutto di ignoranza.