L’annunciato cambio di passo che il Governo Draghi avrebbe dovuto portare con sé, al momento, sembra rimanere sulla carta. Nella realtà, infatti, ben poco sembra essere cambiato. Gli italiani e ancor più i lombardi e i brianzoli hanno avuto in dono, in vista della prossima Santa Pasqua, un uovo con all’interno la solita e sgradita sorpresa: le restrizioni.
Il Cittadino ha raccolto in questi giorni le impressioni delle categorie più colpite: esercenti e famiglie. L’impressione che emerge, in generale, è quella di un tessuto sociale stremato. Ecco perché preoccupano le raccomandazioni contenute in un nuovo rapporto redatto da Inail, Iss, Aifa e Ministero della Salute, che spiegano che anche chi è vaccinato, se esposto a un contatto a rischio “deve adottare le stesse indicazioni preventive valide per una persona non sottoposta a vaccinazione, a prescindere dal tipo di vaccino ricevuto, dal numero di dosi e dal tempo intercorso dalla vaccinazione”.
Affermazioni angoscianti perché il rito vaccinale, per avere un senso, deve avere un epilogo obbligato: il ritorno alla vita normale. E non, invece, la permanenza in quell’incubo che, con un linguaggio da distopia orwelliana, è definito “nuova normalità”. Anche perché, se l’uomo è un animale sociale (e lo è), di normale (e di umano), nel cosiddetto “distanziamento”, non c’è davvero nulla.