Era il 1995 o forse il ’96. Comunque sia, il mio primo ricordo dell’Autodromo di Monza è legato a un’edizione di quel rally-show che, chiudendo la stagione agonistica, si svolgeva alla fine di ogni anno nel Tempio della velocità. Rivedo distintamente il passaggio dei bolidi lungo la centralissima via dei Mille, con gli appassionati accalcati al semaforo all’incrocio con via Zucchi. Oggi quel rally, che nel tempo ha annoverato tra i suoi partecipanti anche Valentino Rossi, ha perso per strada la componente “show” e si è trasformato in un appuntamento del Campionato Mondiale, che, proprio in questi giorni, approda per la seconda volta in Brianza. Dovrebbe, quindi, essere un buon momento.
Ma non lo è, perché le nubi che si addensano sul tracciato sono fosche, soprattutto alla vigilia di un centenario di cui non è ancora disponibile il programma. Si parla di svariati milioni che servirebbero per una serie di lavori indifferibili e che non ci sono, a differenza dei fondi che il Governo ha destinato a Imola (e all’Emilia Romagna) per ospitare il suo Gp. Che c’entri la politica? «A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca», diceva qualcuno. Quel che è sicuro è che, così, il primo secolo di vita del circuito brianzolo rischia di non essere festeggiato come, invece, meriterebbe