Di sviluppo sostenibile si fa un gran parlare. Se però un conto sono le intenzioni, un altro è l’applicazione pratica del concetto. La variante al Ptcp della Provincia di Monza e Brianza approvata dal Consiglio dell’ente pare, in tal senso, andare nella giusta direzione, riducendo (entro il 2025) di quattro milioni di metri quadrati la quantità di cemento che potrebbe sorgere sul territorio. C’è chi sostiene che si sarebbe potuto fare di meglio ma, nondimeno, il passo è di quelli importanti, senza piegarsi a derive “decresciste”.
Basti ricordare che quella brianzola è, allo stesso tempo, la terza provincia più piccola d’Italia per estensione e la seconda per densità abitativa: la speculazione edilizia dei decenni passati da un lato e, dall’altro, l’importanza degli oneri di urbanizzazione per le casse sempre più sofferenti dei comuni hanno forse giocato un ruolo nel rendere la “verde Brianza” solo un ricordo.
Quella della Provincia, comunque, non è una svolta e si inserisce nel solco del documento approvato nel 2013 dallo stesso ente. Criticatissimo all’epoca ma che, di fatto, mise la parola fine a un periodo in cui la mutazione del territorio brianteo in una triste copia dell’hinterland milanese era forse qualcosa di più di una possibilità. Ecco, evitare che quelle tendenze tornino in voga è, al netto di ogni valutazione politica sui dettagli, un impegno da condividere.