Nessuna disciplina più del calcio è in grado di consolidare il sentimento di appartenenza a un territorio. Specialmente (è umano) quando i risultati arrivano. Questo vale anche nell’era dello sport business milionario: basti pensare al legame che unisce i bergamaschi all’Atalanta o i comaschi alla neo-promossa (in Serie B) squadra della loro città.
Per i brianzoli, tuttavia, il discorso è più complesso: la nostra giovane provincia, nata alla fine degli anni Duemila, non circoscrive, come noto, che una frazione del più ampio territorio brianteo. Anche per questo, unitamente a certo campanilismo, per la Brianza dei 55 comuni è ancora difficile trovare una propria identità, un sentire condiviso. Questo, naturalmente, vale anche in termini di identità calcistica.
Ecco che, allora, il valore dell’ambizioso progetto dell’Ac Monza di Berlusconi e Galliani valica i confini circoscritti della cronaca sportiva e assume, invece, il ruolo di possibile e ulteriore collante per un’intera comunità. Nei prossimi giorni la squadra del capoluogo si giocherà l’accesso alla Serie A: se avrà successo è facile prevedere che saranno sempre di più i brianzoli che si affezioneranno ai colori biancorossi. E che, di conseguenza, si sentiranno ancora di più appartenenti a un unico fazzoletto di terra.
Una prospettiva che, calciofili o meno, non può fare altro che piacere.