Seregno – Per il collegio giudicante, non ci sarebbe alcun mistero sulla natura delle oltre quattromila pasticche che la pubblica accusa sostiene siano state cedute da un seregnese a una coppia poi finita in cella.
Anche nell’udienza in tribunale a Lecco, l’avvocato difensore ha insistito sul fatto che non vi sia la prova certa che le analisi scientifiche siano state eseguite proprio sulle pastigliette gialle sequestrate in Veneto. Di diverso avviso il pubblico ministero, che ieri ha prodotto la documentazione proveniente da Roma che attesta come quelle pasticche, quelle e non altre, fossero droga. Ecstasy per la precisione.
L’uomo è accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti: venne individuato dai carabinieri della Compagnia di Merate a seguito dell’arresto, sull’autostrada per Venezia, di una coppia di conviventi, il 9 maggio 2007. Nella borsetta di lei, una busta contenente 4.308 pasticche di ecstasy. Interrogati, i due fecero il nome dell’intermediario, residente a Meda, nella Brianza monzese, che li aveva indirizzati al venditore, del quale conoscevano solo il nome di battesimo. La droga venne ceduta nei pressi di un bar a Cassago Brianza.
I carabinieri di Treviso passarono dunque l’inchiesta a Merate, i quali diedero il via alle indagini risalendo al seregnese, che venne poi riconosciuto dalla coppia in cella in Veneto da un confronto fotografico. Riconoscimento che è poi avvenuto anche in tribunale da parte della giovane donna implicata nel caso, già condannata in via definitiva a due anni e sei mesi di reclusione, che ha individuato nell’imputato, seduto in aula, l’uomo che consegnò la busta con le pasticche a quello che allora era il suo compagno. Udienza aggiornata al 30 maggio.