Secondo le nuove stime di Goldman Sachs, i prezzi del petrolio si attesteranno a 130 dollari al barile entro la fine dell’anno

Secondo Goldman Sachs, i prezzi notevolmente più alti deriverebbero da:
● La domanda supera le attuali previsioni.
● I livelli di offerta si mantengono bassi e le scorte sono in diminuzione.
I mercati non sono predisposti per gestire un aumento dei prezzi.

I consumatori di materie prime potrebbero esaurire le scorte a prezzi più alti perché si aspettano di rifornirsi nel caso in cui un calo generale dei prezzi provochi un eccesso di offerta. Se l’eccedenza di forniture prevista non si concretizzasse, il panico da rifornimento che ne deriverebbe farebbe salire drasticamente i prezzi in autunno e potrebbe costringere le banche centrali ad avviare una contrazione più duratura per ripristinare l’equilibrio nei mercati delle materie prime.

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Il mercato sembra invece prezzare uno scenario di atterraggio morbido, con graduali aumenti dei tassi di interesse che arginano l’inflazione e una robusta crescita economica che sostiene gli utili fino al 2023.

È difficile conciliare l’indebolimento del FCI con un orientamento più accomodante della Fed, con il calo delle aspettative di inflazione e con la riduzione delle scorte di materie prime, ma questo è ciò che i mercati macro sembrano prevedere.

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