Doveva essere (o almeno così lo avevano descritto quasi tutti) l’esecutivo della rinascita dopo l’ora più buia della pandemia. Sostenuto dal 90% del parlamento, il Governo Draghi è stato accolto così come, dieci anni prima, era stato accolto quello dell’altro economista ex Goldman Sachs, Mario Monti. In entrambi i casi il mandato era quello di tirare l’Italia fuori dal pantano di una crisi: all’epoca figlia della tempesta dello spread, stavolta del Covid-19 e delle misure rigidissime attuate per contenerlo. Dati delle elezioni politiche alla mano, però, il risultato pare essere stato, esattamente come avvenne ai tempi di Monti, tutt’altro che apprezzato.
Nelle urne l’unico partito all’opposizione dell’ex numero uno della Bce, Fratelli d’Italia, ha ottenuto un successo straripante, mentre anche il principale artefice della caduta di “super Mario”, il Movimento Cinque Stelle di Conte, ha registrato un’impensabile rimonta. A questo si aggiungano la forte flessione della Lega, che, come ha ammesso Matteo Salvini, ha pagato a caro prezzo il sostegno al “migliore” (che peraltro il “capitano” non ha mai digerito più di tanto: segno che i responsabili di quella scelta erano probabilmente altri) e l’astensione al 40% e il quadro è completo. Colpa dell’inflazione? Della torsione autoritaria sul green pass? Chissà. La palla, comunque, ora torna alla politica. Sipario.