Italo Calvino: la sua lettera d’amore in attesa del centenario

La passione per "Raggio di sole" è raccontata in un libro di Elsa De Giorgi del 1992
Italo Calvino dona il fondo librario dei genitori alla biblioteca civica di Sanremo

Il 15 ottobre del 2023 ricorre il centenario della nascita di Italo Calvino, poeta e scrittore, disegnatore vignettista, amante del teatro. Anche Monza, per ricordare il grande scrittore, sta programmando una miriade di attività culturali e una mostra sulle “Cento città invisibili” curata dall’antica stamperia di Lodi.
Italo Calvino nasce a Santiago de las Vegas, nell’isola di Cuba, (il padre dirigeva una scuola di agraria e una stazione agricola sperimentale) e a due anni, con la famiglia, fa ritorno in Italia, nella sua Liguria. Schivo, riservato, a tratti persino freddo. Vivrà a Sanremo, una città crocevia di stranieri in villeggiatura, di intellettuali, di gente stravagante e cosmopolita che influenzerà la sua scrittura. È stato di certo uno degli scrittori più importanti della seconda metà del Novecento, tra gli intellettuali più influenti che, all’attività letteraria, ha unito anche il grande impegno politico, civile e culturale: nel 1944 si unirà ai partigiani.

Conseguì la laurea in Lettere a Torino e divenne amico di Cesare Pavese. Il suo Marcovaldo fu pubblicato a puntate prima sul quotidiano L’Unità, poi con Einaudi nel 1963. Nel libro Ho visto partire il tuo treno (1992) lo scrittore racconta la sua passione per Raggio di Sole, l’anagramma del nome e dello sguardo della sua amante: un codice amoroso per parlarsi sotto gli occhi di tutti che diede vita al più bel carteggio d’amore del Novecento. La relazione con Elsa De Giorgi, attrice di cinema e teatro, regista e scrittrice, fu chiacchieratissima nell’ambiente culturale e mondano dell’epoca. A testimonianza di questa passione travolgente, un carteggio di lettere (ben 407) conservate interamente nel Fondo Manoscritti di Pavia. Un amore difficile e furioso, il loro, fatto di incontri proibiti, di corrispondenze, viaggi in treno tra Roma e Torino. Elsa De Giorgi incontrò Calvino nel 1955 quando lui aveva 32 anni e lei 40. Lo scrittore abitava in una camera ammobiliata a Torino, lei in una villa aristocratica a Roma. Finirono per far la spola tra le due città, incontrandosi molto spesso a metà strada. Un amore breve, ma intenso e passionale, con incontri clandestini, lunghi viaggi in treno.

Quando nell’estate del 1955 lei si trasferì vicino a Sanremo i loro incontri si intensificarono e così la tratta ferroviaria Torino-Sanremo divenne testimone delle bellissime e romantiche lettere di Calvino: “puoi leggere negli sbalzi forse indecifrabili di queste righe la velocità del treno, ma puoi leggervi anche l’ansia affannosa di continuare a sentirmi vicino a te, ora che il non averti vicina mi fa apparire come dilaniato, sbranato, da chiedermi come non grondi di sangue.”

Questa è la più bella lettera d’amore che lo scrittore le scrisse: “cara, amore ho sempre un’apprensione quando apro una tua lettera e uno slancio enorme di gratitudine e amore leggendo le tue parole d’amore. Il ritratto del giovane P.P. [Pier Paolo Pasolini] è molto bello, uno dei migliori della tua vena ritrattistica, di questa tua intelligenza delle personalità umane fatta di discrezione e capacità di intendere i tipi più diversi, questa tua gran dote largamente provata nei coetanei. È la stessa dote che portata all’estremo accanimento dell’amore ti fa dire delle cose così acute e sorprendenti quando parli con me di me che ti sto a sentire a bocca aperta, abbacinato un insieme d’ammirazione per l’intelligenza, o incontenibile narcisismo, e di gratitudine amorosa. Ho più che mai bisogno di stare fra le tue braccia. E questo tuo ghiribizzo di civettare che ora ti ripiglia non mi piace niente, lo giudico un’intrusione di un moti psicologico completamente estraneo all’atmosfera che deve reagire tra noi. Gioia cara, vorrei una stagione in cui non ci fossi per me che tu e carta bianca e voglia di scrivere cose limpide e felici. Una stagione e non la vita? Ora basta, perché ho cominciato così questa lettera, io voglio scrivere del nostro amore, voglio amarti scrivendo, prenderti scrivendo, non altro. È forse anche qui la paura di soffrire che prende il sopravvento? Cara, cara, mi conosci troppo, ma no, troppo poco, devo ancora farmi conoscere da te, devo ancora scoprirmi a te, stupirti, ho bisogno di farmi ammirare da te come io continuamente ti ammiro. Sto scrivendo una cosa su Thomas Mann per il Contemporaneo sotto forma di lettera su cosa significa per me il suo atteggiamento d’uomo classico e razionale al cospetto dell’estrema crisi romantica e irrazionale del nostro tempo. Sono temi che ritornano puntualmente nella cultura e nell’arte contemporanea come nella mia vita: il mio rapporto con Pavese, o la coscienza della poesia, il mio rapporto con te, o la coscienza dell’amore. Io voglio scrivere del nostro amore, voglio amarti scrivendo, prenderti scrivendo, non altro, siamo davvero drogati: non posso vivere fuori dal cerchio magico del nostro amore.