L’editoriale del direttore: il voto regionale tra basse affluenze e scontate conferme. Due spunti su cui riflettere

Certi opinionisti continuano a dimenticare che i lombardi non sono solo i milanesi (o i residente delle Ztl)
Il direttore de “il Cittadino”, Cristiano Puglisi

I risultati del voto regionale in Lombardia offrono due importanti spunti di riflessione. Il primo è quello relativo all’affluenza: il dato, in Brianza e non solo (ha votato il 40% degli aventi diritto, meno della metà), è lo specchio impietoso di un Paese, l’Italia, in cui nessuno (o quasi) crede più che sia possibile determinare il proprio futuro attraverso il meccanismo della rappresentanza. E questa, piaccia o meno ai partiti, è una sconfitta per tutti.

In secondo luogo c’è la vittoria del centrodestra, che, come accade ininterrottamente dal 1995, guiderà la regione forte di un consenso “bulgaro”: alcuni osservatori, citando i risultati delle ultime tornate amministrative in capoluoghi di provincia come Milano, Monza o Varese e sovrastimando l’effetto della fuoriuscita dalla coalizione di Letizia Moratti, personalità certamente apprezzata e riconosciuta ma altresì algida esponente dell’alta borghesia meneghina, avevano ipotizzato per il governatore uscente, Attilio Fontana, se non una sconfitta, almeno un ridimensionamento. Forse dimenticando, come avviene puntualmente ogni cinque anni, che i lombardi non sono i milanesi né i residenti nelle zone a traffico limitato dei principali centri urbani, ma una realtà più eterogenea e complessa. Una realtà che certi “opinionisti da salotto” faticheranno sempre a comprendere…