L’editoriale del direttore: il nostro futuro senza bambini? Non può esistere

L’ultimo allarme, in ordine di tempo, arriva dalla Relazione tecnica alla Legge di bilancio recentemente varata dal Governo.
Cristiano Puglisi
Cristiano Puglisi

Nel 2021, per la quarta volta consecutiva, il numero delle nascite in Italia ha toccato il minimo storico dall’Unità nazionale (1861). Solo 399mila, secondo l’Istat, i nuovi bebè, a fronte di 709mila decessi, con una decrescita della popolazione complessiva di 253mila unità rispetto all’anno precedente. Tra le tante cause alla base del declino del nostro Paese, la crisi demografica occupa sicuramente il primo gradino del podio. L’ultimo allarme, in ordine di tempo, arriva dalla Relazione tecnica alla Legge di bilancio recentemente varata dal Governo: secondo le previsioni, infatti, entro il 2034, ci saranno 1,4 milioni di scolari (e 600 istituti e 60mila addetti) in meno, con un calo di oltre 100mila alunni l’anno.

Recentemente ci siamo occupati, sul Cittadino, del pesante freno alla crescita che, per le nostre aziende, è rappresentato dalla difficoltà di reperire personale preparato in uscita dal sistema scolastico e formativo. Ebbene, solo pensando a questa problematica, è facile percepire la minaccia letale rappresentata dallo tsunami demografico in arrivo. Ecco perché quello della natalità dovrebbe essere “il” problema da affrontare, per la nostra classe dirigente. Non che gli altri siano meno importanti, si badi bene. Ma impegnarsi per un futuro senza nuovi nati non avrebbe comunque molto senso. Perché senza bambini, il futuro, semplicemente, non esiste.