L’editoriale del direttore: l’eutanasia per depressione? Inquietante

La terribile vicenda di Shanti De Corte: suicidio assistito a 23 anni.
Il direttore del Cittadino Cristiano Puglisi
Il direttore del Cittadino Cristiano Puglisi Chiara Pederzoli

Quello dell’eutanasia è un tema complesso. Qualcuno sostiene che l’Italia sia, al riguardo, un Paese fortemente arretrato. Come se, in fondo, il percorso dell’umanità non possa che procedere su determinati binari, disegnati non si sa bene da chi. I Paesi “progrediti” in materia, comunque, quelli da prendere a esempio, sarebbero altri, ci dicono. Come il Belgio. Dove le autorità hanno recentemente concesso a una giovane di soli 23 anni, Shanti De Corte, sopravvissuta nel marzo del 2016 all’attentato dell’Isis allo scalo aeroportuale di Bruxelles-Zaventem, il permesso di accedere al suicidio assistito. Non per una patologia terminale, non per problemi fisici gravemente invalidanti. No. Per la depressione.

Una notizia terribile, un pugno nello stomaco. Terribile almeno quanto la consapevolezza che esista (e non potrebbe essere altrimenti, visto che qualcuno avrà pur lottato per ottenere questo “diritto”) chi ritiene la facoltà di togliersi la vita in quelle condizioni e a quell’età non una drammatica sconfitta del sistema ma, piuttosto, una conquista. Viene spontaneo chiedersi come possa fungere da modello una società in cui nessuno è riuscito ad aiutare una ragazza poco più che ventenne, per quanto reduce da esperienze traumatiche, a trovare una motivazione per vivere. Se è questo il “progresso”, beh, è francamente molto inquietante.