Il “deluso” Nicolas Monguzzi non molla: «Il 26 giugno fondamentale votare Allevi»

Il capogruppo della civica del primo cittadino uscente risulta al momento non rieletto.
Nicolas Monguzzi
Nicolas Monguzzi

Qualche giorno dopo i risultati della prima tornata elettorale a Monza è il momento delle analisi. Non solo per i candidati a sindaco, ma anche per chi ha corso per il Consiglio comunale, sottoponendosi alla difficile partita per le preferenze personali.

Tra i più delusi c’è sicuramente Nicolas Monguzzi, consigliere comunale e provinciale uscente, 27 anni appena compiuti, tra i più votati nel 2017 e giovanissimo capogruppo della civica “Noi con Dario Allevi”, che ha totalizzato 156 preferenze la scorsa domenica, classificandosi al settimo posto di lista e risultando (al momento e al netto dell’eventuale gioco delle nomine di giunta) non rieletto.

Qual è lo scenario da qua a domenica 26 Giugno, data prevista per il ballottaggio tra Allevi e Pilotto ? Che aria di respira negli ambienti della politica ?

«Partiamo da una semplice ma fondamentale precisazione. Domenica prossima bisogna scegliere Dario Allevi. Affermazione scontata per uno che milita nel centrodestra, voi direte. Lo dicono in tanti in città. Eletti, aspiranti assessori, consiglieri, gente comune. Stelle e stelline emergenti della politica nostrana. Ma ora bisogna anche gridarlo. Qualunque sia stato il risultato personale dei singoli candidati».

Perché un ragazzo che ha davanti un’autostrada nella vita, nonostante la mancata elezione, si sente di farlo scendendo in campo quando non ha nulla da guadagnare?

«Votare Allevi è fondamentale ugualmente per la città, le urne hanno dato, nel mio caso, un responso diverso. Pazienza, me ne faró una ragione. Cresceró perchè a volte si perde, a volte si impara. E sin qui le novità sono poche. Anzi nessuna».

Ok, ma perché questo impegno ci domandiamo ancora, potrebbe rivolgere le proprie attenzioni altrove con successo…

Dopo le elezioni le interviste con chi è stato deluso dai risultati sono solitamente ricche di invidia e risentimento più che di incitazioni alla coerenza e alla comunione d’intenti. Non è stato questo il caso.

«No – tuona fermo – sono conscio che per qualcuno sarebbe più facile andare al mare o prendere altre direzioni. Ancora no. Al di là degli appelli che costano poco tempo e ancor meno fatica mi sento comunque impegnato per un obiettivo comune. Per il gruppo. Per quella ‘comunità’ politica nata e cresciuta all’ombra del sindaco e della sua squadra. O, forse, per una ragione più semplice, merce rara di questi tempi e con tali chiari di luna. Una ragione che si chiama semplicemente coerenza».