L’intervista a “mister preferenze”. Marco Lamperti (Pd): «Qualora vincessimo interverremmo subito sulla raccolta dei rifiuti»

Il candidato più votato al Consiglio comunale di Monza (560 voti) esprime le sue considerazioni a pochi giorni dal ballottaggio.
Paolo Pilotto e Marco Lamperti
Paolo Pilotto e Marco Lamperti

A prescindere da chi vincerà al ballottaggio tra Dario Allevi e Paolo Pilotto, a Monza una certezza per il prossimo quinquennio già c’è: il ruolo di consigliere anziano, colui che avrà, tra le altre cose, l’onore di presiedere la prima seduta del Consiglio comunale, spetterà infatti a Marco Lamperti del Partito Democratico. Che, ironia della sorte, ha solamente 34 anni. Questo titolo lo ha conquistato con ben 560 preferenze personali, che hanno fatto di lui il candidato consigliere più votato in assoluto in città.

Di cosa è figlio questo risultato?

«Io credo e voglio sperare che questo risultato sia figlio di un impegno in Consiglio comunale di 10 anni in cui ho dato tutto me stesso, iniziato lavorando a fianco del compianto Claudio Colombo, assessore al Territorio nella giunta di Roberto Scanagatti e poi svolgendo il ruolo di consigliere di opposizione nell’ultimo quinquennio in maniera dura, rigida, ma costruttiva, soprattutto con Martina Sassoli, assessore all’Urbanistica della giunta Allevi. Ho poi sempre continuato ad avere un rapporto con la città, che ha occupato gran parte del mio tempo libero. Spesso si pensa che il ruolo di consigliere comunale si limiti alle sedute, ma è sbagliatissimo: dietro c’è un grande lavoro di preparazione, di studio e anche di rapporto con la cittadinanza. Nella fase Covid questo lavoro si è trasferito sul digitale, ma è continuato costantemente. Un lavoro che ha pagato anche alle primarie, dove ho non sono riuscito a prevalere su Paolo Pilotto ma ho comunque ottenuto un buon risultato».

Mancano pochi giorni al ballottaggio e voi partite da una posizione di ipotetico svantaggio: quali sono le sensazioni?

«Le sensazioni sono che al di là dei numeri, quando c’è un ballottaggio il primo turno è più che altro un sondaggio in cui si tasta il polso della città e questo ci dice che, al di là del nostro 40%, c’è un 53% dell’elettorato che ha chiesto una discontinuità rispetto all’attuale Amministrazione. Il ballottaggio ha delle caratteristiche per cui, un po’ per le affluenze, un po’ per altri motivi, lo scenario cambia. Io dico sempre che chi vota al primo turno vota con un sentimento, chi lo fa al secondo con un altro: ecco, chi ha votato Dario Allevi il 12 giugno forse si aspettava una vittoria immediata. Questo non è successo e magari a qualcuno qualche dubbio è venuto e potrebbe anche non tornare a votare. Noi stiamo chiedendo ora in modo netto se alla città sia piaciuto il modo in cui Monza è stata amministrata nell’ultimo quinquennio: se così non fosse noi proponiamo un modello alternativo, Paolo (Pilotto, nda) è una persona che ha cercato sempre di fare squadra, anche con me che pure ero suo rivale alle primarie ha subito cercato di collaborare. Paolo ha questo modo di lavorare che credo attuerà anche qualora dovesse diventare sindaco, la partecipazione è un po’ il mantra della nostra proposta politica. Ecco perché credo che, per la nostra coalizione, ci siano ottime probabilità di prevalere».

Tra i partiti della vostra coalizione, il Pd ha sicuramente ottenuto un risultato molto più importante delle altre componenti del centrosinistra. Questo potrebbe in qualche modo facilitare l’eventuale composizione di una giunta?

«Il formare una squadra sarà poi eventualmente compito di Paolo. Certo si terrà conto degli equilibri ma c’è un aspetto partecipativo e anche un aspetto che riguarda la competenza delle persone. Sono sicuramente discorsi che saranno fatti dopo che avremo vinto domenica. Il risultato del Pd è un risultato altamente soddisfacente, siamo il perno centrale del centrosinistra. Questo non significa che le altre forze non abbiano avuto meriti, senza di loro non saremmo arrivati al 40%».

Parliamo di apparentamenti: Paolo Piffer di Civicamente ha scelto il centrodestra e ha, per questo, ricevuto diversi attacchi, soprattutto sui social Forse qualcuno dava per scontata una sua maggiore vicinanza con il centrosinistra?

«Abbiamo provato a parlare con Piffer, abbiamo tentato di trovare una quadra, per noi si poteva trovare. Lui ha spiegato le motivazioni per cui non è stata trovata, quello che posso dire è che innanzitutto mi dispiace per gli insulti che ha ricevuto, perché il dibattito dovrebbe sempre avvenire all’interno di una cornice di dialogo civile. Certo è che chi ha mosso una critica costruttiva dice una cosa che anche io penso: se si è verificato questo movimento così avverso a questa decisione è forse perché, in questi ultimi 10 anni da consigliere comunale Paolo è stato percepito, e non necessariamente solo dal suo elettorato, come una nicchia del centrosinistra alternativa al centrosinistra canonico e forse questo spostamento a destra è stato vissuto un po’ come un tradimento. Lui riteneva che da quella parte, con il centrodestra, ci fosse una maggiore possibilità di realizzare i suoi obiettivi. Io esprimo i miei dubbi perché le distanze programmatiche sono maggiori con il centrodestra perché là ci sono dei principi fondanti molto diversi da quelli del centrosinistra e, pur nelle differenze, Paolo aveva dei principi invece più simili ai nostri. Detto questo ha fatto questa scelta, non la condivido ma ormai è così».

Diverso è stato con Ambrogio Moccia…

«Ambrogio ha un’esperienza che si è sviluppata nel solco del centrosinistra, per cui è stato anche candidato sindaco, e all’interno della sua lista c’erano anche degli esponenti con un passato di centrosinistra, come Franco Boscarino. Con lui il dialogo, a cui non ho partecipato direttamente, è evidentemente stato più costruttivo, basandosi su un impianto valoriale comune. Piffer ha preferito tentare di incidere con il suo programma su un’Amministrazione. Sono approcci diversi».

Se dovesse indicare un tema, su tutti, per cui l’Amministrazione Allevi non è stata all’altezza delle aspettative, quale sceglierebbe?

«Beh, sembra banale perché è stata sotto gli occhi di tutti in questi mesi, ma dovendo scegliere direi senz’altro la raccolta differenziata. Non è stata solo una questione operativa, per le problematiche che si sono presentate negli ultimi mesi e che non sono state risolte, ma proprio di approccio. Io ero in commissione nel 2018 quando Martina Sassoli affermava che non ci sarebbe stato un giorno di proroga e che tutto sarebbe partito nell’ottobre di quello stesso anno. Invece sono passati tre anni e mezzo prima che partisse la gara di appalto, con tante speranze e tante problematiche. Il recente ricorso della Sangalli dimostra che ci sono problemi rilevanti. L’Amministrazione ha lavorato per anni su un appalto che non soddisfa i cittadini e nemmeno l’azienda vincitrice, a quanto pare. Ecco, quello dei rifiuti sarà sicuramente il primo tema su cui interverremo qualora riuscissimo a vincere al ballottaggio. Certo c’è un appalto ma ci si può sedere al tavolo con il privato e discutere di come migliorarlo e renderlo più efficiente».