Rientro capitali dall’estero, quasi 3mila richieste da Monza e Brianza

Proroga di due mesi per riportare in patria il denaro non dichiarato all’estero. A fine settembre previsto un gettito di 1,9 miliardi di euro. E Monza contribuisce con quasi 3mila richieste.
La frontiera tra Italia e Svizzera
La frontiera tra Italia e Svizzera

Gli addetti ai lavori non avevano e non hanno dubbi. Se uno ha del denaro non dichiarato all’estero, ora più che mai è il momento di riportarlo a casa o di denunciarlo. Approfittando, appunto, della proroga di due mesi decisa a settembre dal Consiglio dei ministri per la Voluntary disclosure , definizione inglese per confessione spontanea. Alla questione l’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili Monza e Brianza ha dedicato il convegno “La voluntary disclosure alla luce della proroga”.

Le norme in materia sono state illustrate da Ennio Vial, commercialista del Giorgione Trust Company. Il termine per la presentazione della domande di adesione alla voluntary disclosure era stato inizialmente fissato al 30 settembre. Poi, dietro richiesta dello stesso Ordine nazionale dei commercialisti, è stata accordata questa proroga al 30 novembre. Per presentare tutta la documentazione, inoltre, ci sarà tempo fino al 30 dicembre.

I numeri

Le domande a livello nazionale viaggiano già verso quota 70mila. A fine settembre erano 63.251, per un gettito previsto di 1,9 miliardi di euro. Il maggior numero era stato presentato alla Direzione regionale entrate della Lombardia: allora erano 32.040. La sola Brianza dovrebbe contribuire con 2mila-3mila richieste.

Molti indecisi, dunque, sembrerebbero aver deciso per il grande passo. Anche perché, se il denaro all’estero viene movimentato in qualsiasi modo, c’è il rischio di incriminazione per auto riciclaggio e relative conseguenze sul piano penale.

«Proroga indispensabile»

«La proroga – spiega Ennio Vial – da noi richiesta era indispensabile perché non si riusciva più ad assorbire nuove pratiche. La procedura, poi, è complessa. Comunque, mancano ancora le circolari con alcuni chiarimenti». Il relatore del convegno non ha ovviamente dubbi sull’importanza della voluntary disclosure. «Le informazioni – aggiunge – arrivano dalla Svizzera e dagli altri Paesi. Bisogna affidarsi a un bravo professionista. In giro ce ne sono molti improvvisati». «Questo – precisa il commercialista monzese Davide Gabriele Salvian – è l’ultimo treno. Non ci sono alternative, non ci sono giustificazioni per non aderire».

Le Agenzie fiscali nazionali, del resto, sono sempre più efficienti e sempre più collaborative. Svizzera, Liechtenstein e Principato di Monaco, rispettivamente il 23 e il 26 febbraio, il 2 marzo 2015, hanno sottoscritto con l’Italia l’intesa che, prevedendo lo scambio di informazioni su richiesta, ai fini fiscali, in base allo standard dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha messo fine al segreto bancario.