Alitalia ci è costata 10 miliardi di euro in 20 anni. L’unione artigiani di Milano e Monza-Brianza ha calcolato che con quei soldi, tenuto conto che il costo medio per l’avvio al lavoro e l’assunzione in una ditta artigiana è di 100mila euro, in Italia potevano essere creati 100mila posti di lavoro. Posti che, però, restano posti fantasma.
Se non avessimo dato fondo a così tante risorse per cercare di salvare una compagnia che è sempre in crisi, avremmo potuto, come Paese, dare impulso all’occupazione. E se si continua così si continueranno a buttare soldi per prestiti ponte mai restituiti allo Stato.
La provocazione nasce prendendo spunto da un calcolo del New York Times, secondo il quale, appunto, Alitalia è costata ai contribuenti italiani circa 10 miliardi di euro. Tanto quanto una manovra finanziaria, meno della Tav Totino-Lione (8,6 miliardi). Turkish Airlines, Air France-Kml e Norvegian Air hanno capitalizzazioni per la stessa cifra bruciata, e funzionano.
“L’esempio dei 100mila possibili posti di lavoro che si sarebbero potuti creare nell’artigianato, e delle altrettante potenziali imprese che si sarebbero potute aiutare – conclude Accornero – è certo una provocazione, ma rende bene l’idea della mole straodinariamente grande di risorse pubbliche perse in una singola enorme voragine senza fondo, mentre in agguato c’è anche l’ex Ilva pronta a bissarne lo scandalo. E’ ora di dire un basta definitivo a questi sperperi, se non altro per il rispetto che si deve a tutti quegli imprenditori e lavoratori che ogni giorno mettono in gioco fatiche e capitali senza far notizia. E senza aiuto alcuno.”