Monza, c’è un freezer nel Serrone È arredato. E l’ha fatto un austriaco

Niente gelati, né bar per la Villa reale: eppure nel Serrone è già attivo un piccolo freezer. Che, sorpresa nella sorpresa, è pure arredato. È anche così che l’Austria, un secolo e mezzo dopo il Risorgimento, si riprende un pezzo di Monza. Alla Biennale giovani.
Bernd Oppl e la sua “Hotel room” al Serrone di Monza
Bernd Oppl e la sua “Hotel room” al Serrone di Monza

Niente gelati, né bar per la Villa reale: eppure nel Serrone è già attivo un piccolo freezer. Che, sorpresa nella sorpresa, è pure arredato. Con una stanza da letto. È anche così che l’Austria, un secolo e mezzo dopo il Risorgimento, si riprende un pezzo di Monza. Alla Biennale giovani.

Per fortuna della città di Teodolinda non si tratta di Radetzky, ma di un manipolo di artisti selezionati da due dei curatori invitati dal Comitato Premio Città di Monza a comporre il quadro complessivo dell’evento artistico del Serrone. I due curatori sono Carl Kraus e Peter Weiermair, che portano in città cinque giovani artisti molto eterogenei per scelte formali e per estetica.

Come Markus Baker, nato a Kitzbuhel nel 1983, pittore astratto. Oppure Agnes Prammer, viennese di un anno più giovane, che ha scelto la fotografia e lavora anche con la tecnica antica dei ferrotipi. E poi Zenita Komad, di Klagenfurt, nata nel 1980, che propone a Monza un’opera concettuale che avrà bisogno della collaborazione dei visitatori per diventare definitiva. Moussa Kone, molto vicino alla grafica, nato a Scheibbs nel 1978. Sevda Chkoutova, che è nata a Sofia ma ha scelto Vienna come città d’elezione, che presenta una grande opera realizzata a grafite e biro neofigurativa.

E poi lui Bernd Oppl, che da alcuni giorni sta sistemando e verificando al Serrone il funzionamento del suo “Hotel room”: è un modellino di una stanza, fatto con legno, alluminio, vetro e dotato di apparecchio di raffreddamento. Un freezer. Arredato. Con tanti riferimenti cinematografici e un’atmosfera sospesa. Un po’ gioco un po’ no. Lo ha fatto l’artista nato nel 1980 a Innsbruck, attivo a Vienna, musicista diplomato, che si è sempre interessato, scrivono i curatori austriaci, alla costruzione modellistica di locali. «Importanti furono per lui anche gli studi sulla rappresentazione del movimento nei primi film. L’installazione esposta a Monza funziona alla maniera delle haunted house, cioè crea l’atmosfera di tensione caratteristica del cinema. Il piccolo modello è un locale dove fare esperienze. È reale, ma non si può entrare, è una costruzione ibrida. Così, come in altri video, l’artista eleggeva a tema della sua opera momenti di instabilità e di abolizione della gravità, così anche qui si interessa del conflitto tra omprensione razionale ed esperienza emozionale». La microcasa degli orrori on ice che è tra i lavori più stupefacenti della Biennale 2013. Si può vedere dal 7 giugno al 28 luglio al Serrone della Villa reale di Monza, oppure all’inaugurazione di giovedì 6 giugno a partire dalle 18.30.