Oltre la siepe c’è la Brianza: Ornaghi traduce Leopardi in dialetto

I Beatles, i Rolling stones e ora la poesia: quella di Giacomo Leopardi. Renato Ornaghi torna a tradurre in lengua mader, in dialetto brianzolo, e questa volta sceglie alcuni canti del recanatese. Sabato 28 la presentazione al Libraccio.
Renato Ornaghi con un altro dei suoi libri, Il cammino della rosa
Renato Ornaghi con un altro dei suoi libri, Il cammino della rosa Fabrizio Radaelli

Ornaghi ci riprova e questa volta la sfida è ardita: vestire di dialetto i versi di Giacomo Leopardi. «Quando ho raccontato agli amici questa mia idea mi hanno sconsigliato di andare avanti, ecco, lì ho capito che era la cosa giusta da fare». Dopo i Beatles e i Rolling Stones e addirittura la tavola periodica degli elementi, la traduzione delle poesie di Leopardi vuole essere la consacrazione definitiva di ciò Renato Ornaghi sostiene da sempre: non ci sono limiti letterari e culturali all’uso della lengua mader.

È nato così “Leopardi in Brianza”, ultima follia letteraria del traduttore brianzolo, edito dall’Opificio monzese delle pietre dure, dedicata a Pier Franco Bertazzini, «grande brianzolo d’adozione» – spiega – con la prefazione curata da Renato Mattioni, segretario generale della Camera di commercio di Monza e Brianza, marchigiano come il poeta dell’Infinito. Sarà lo stesso Ornaghi a presentare il volume sabato 28 novembre alle 17, al Libraccio di via Vittorio Emanuele 15.

Quindici tra i testi più celebri, tradotti rigorosamente in maniera letteraria: dal “Passer deperlù” a “L’ultim cant de Saffo”, da “El sabet de ‘l paes” a “El cant notturno de on pastor per l’Asia”. «Ho voluto attenermi fedelmente al testo, senza alcuna reinterpretazione come avevo fatto invece per le traduzioni dei testi dei Beatles e degli Stones – spiega – non volevo rischiare di essere irriverente o ridicolo. La traduzione letterale di testi così alti è l’ennesima dimostrazione della capacità che ha il dialetto di adattarsi a qualunque tipo di registro o argomento».

Provocatoria è stata invece la scelta di Leopardi, considerato da Ornaghi una sorta di icona della poesia italiana. «È il poeta che si studia a memoria a scuola, o almeno quelli della mia generazione l’hanno dovuto studiare a memoria, è un simbolo stesso della poesia italiana e mondiale». Ecco allora spiegata la scelta, solo apparentemente irriverente, di riprodurre in chiave pop il conte Leopardi Giacomo sulla copertina del libro. Un’immagine che richiama alla mente i ritratti colorati che Andy Warhol ha dedicato a Marylin. «Leopardi è la Marylin della poesia, qualcosa che appartiene a tutti, dalla bellezza ineguagliabile – aggiunge Ornaghi -. Questo libro vuole essere l’occasione per ciascuno di riscoprire come noi tutti abbiamo la fortuna di beneficiare di beneficiare di un peculiare bilinguismo nativo da vivere non come limite o, peggio, uno sgradevole residuo culturale da estirpare, ma piuttosto come una grandissima ricchezza e opportunità che ci offre vastissime potenzialità anche di ordine pratico».

Un viaggio nella poesia, nella lingua e in quella Brianzashire che è un sogno passato ma ancora vivo. Accanto ai versi di Leopardi le vedute della Brianza di inizio Ottocento, realizzate dai coniugi milanesi Federico e Carolina Lose.