Libri: i nuovi amori di Virginia Bramati nell’immaginaria Verate Brianza

Verate Brianza non esiste se non nei romanzi rosa di Virginia Bramati: eppure potrebbe essere uno qualunque dei comuni del monzese. Tornano le storie dell’imprenditrice scrittrice con il libro “E se fosse un segreto?” di Mondadori.
E se Verate Brianza fosse così?
E se Verate Brianza fosse così?

È un romanzo che si legge tutto d’un fiato, che emoziona, appassiona, commuove. È il terzo lavoro di Virginia Bramati (in realtà un nom de plume) “E se fosse un segreto?” (294 pp, 18 euro, Mondadori), ambientato ancora una volta nell’immaginaria cittadina di Verate Brianza. Protagonisti sono Alessandra, la giovane sindaco riscattatasi da un’infanzia difficile, e Stefano, affascinante primario, figlio della più agiata famiglia di Verate.

Due trentenni che avevano vissuto l’emozione del primo grande amore e che una serie di circostanze, non proprio casuali, avevano separato. Attorno a loro ruotano personaggi differenti per caratteristiche e ceto sociale che rendono la storia sempre vivace e interessante. Virginia, come è nato questo romanzo. A che cosa si è ispirata? «È cresciuto a poco a poco. Desideravo parlare di riscatto e mano a mano che scrivevo da idea nasceva idea. Di solito mi lascio ispirare dalla realtà che mi circonda ma in questo caso poco di quello che ho raccontato trae spunto dalle mie o dalle altrui esperienze». A quali personaggi di questo libro si è affezionata? E per chi, al contrario, ha provato un po’ di antipatia? «Devo dire che sono affezionata a tutti e che addirittura comprendo perfino le posizioni intransigenti di Donna Giuditta (chi vorrebbe la Mary Mantovani come consuocera?) ma, da donna, provo una grande antipatia per Laura Valenti, che si è adattata al ruolo della ‘fidanzata di Stefano’ voluto in primis dalla sua famiglia e da Donna Giuditta, ruolo a cui cerca di rimanere aggrappata usando tutti i mezzi più o meno leciti».

Parliamo di Verate. C’è un luogo di questa immaginaria cittadina al quale si sente più legata? E da che luogo reale ha preso ispirazione per crearlo? «Adoro la Trattoria Moretti che ho sempre immaginato d’inverno con il profumo di torta alle mele e cannella e il camino acceso ma che d’estate si “allarga” sulla terrazza ombreggiata che dà sul fiume». Verate è un mix fra Vimercate (Santo Stefano come patrono, il centro molto curato e verde, la vivacità, l’ospedale fiore all’occhiello, le splendide ville) e Inzago (le sette famiglie nobili che ancora risiedono, il placido scorrere del naviglio,l’isolamento che ha permesso la nascita di un suo dialetto). Il suo prossimo romanzo sarà ancora ambientato ancora a Verate? «Nel prossimo libro Verate avrà un ruolo secondario, anche se finalmente vedremo e vivremo la festa di Verate che è stata citata almeno in due dei miei libri. Il protagonista maschile sarà infatti un ‘nostro’ veratese prestato ad un altro piccolo paese». Ma il mistero sulla sua vera identità continua, nonostante in Rete circolino persino una paio di sue foto: ma è proprio lei? Ha già svelato il suo vero nome ai suoi fans o è pronta a farlo? «No, non sono ancora pronta a farlo. E chissà se mai lo sarò».