Le streghe alla Villa reale di Monza: un mostra per capire il loro mistero

Apre alla Reggia la mostra "Stregherie" ideata da Vertigo Syndrome per raccontare un fenomeno che attraversa secoli e continenti.
Stregherie a Monza: Jean Veber, Streghe moderne, litografia a colori, Collezione Invernizzi
Stregherie a Monza: Jean Veber, Streghe moderne, litografia a colori, Collezione Invernizzi

Che insomma, è una questione complicata. Perché dici strega e ti viene fuori prima di tutto un pentolone e un naso a punta tumefatto a bitorzoli e una voce stridula (che stria) e un vestitaccio nero, poi scopa infilata tra le gambe, un calderone. Incantesimi, cattiveria, qualcosa così, poi roghi, un medioevo forse più di maniera ma chissà. E poi lo rivolti al maschile e ti viene stregone e chissà come il tutto assume un che di aurorale, metafisico, sapiente e incantevole come Tolkien e le sue barbe grigie, bianche, insomma belle salvo che l’anello non ti abbia preso un po’ la mano.

E infine c’è la stegoneria, che non sai bene dove metterla – che sia bene, che sia male, ma dopo Harry Potter un po’ di pacificazione la si dovrebbe aver trovata.

Le streghe e l’immaginario collettivo

Stregherie a Monza: John William Waterhouse, The magic circle (Il cerchio magico), fotoincisione, Collezione Invernizzi
Stregherie a Monza: John William Waterhouse, The magic circle (Il cerchio magico), fotoincisione, Collezione Invernizzi

Oggi. Perché ieri non era così. Per anni, decenni, secoli, facciamo anche millenni la strega è quella cosa lì che sa di più (ecco, sa di più) e bisogna farci i conti. Una idea, un fenomeno, che attraversa il tempo e lo spazio e arriva in ogni angolo, anche nella fantasia di Myazaky nel Giappone di oggi così come nei manoscritti che ancora oggi si tramandano di generazione in generazione: il Malleus Maleficarum, il Martello delle malefiche, le streghe, mandato alle stampe nel 1487 dal frate domenicano Heinrich Kramer, un compendio di idee pregresse messe a regesto nell’animo della nascente (e consistente) lotta contro le eresie della chiesa.

Ma va detto anche che l’etimo di strega nelle varie versioni italiane (allargare all’estero complicherebbe anche troppo gli animi) dà segno di tante cose: la stria è quella che grida, ma nei dialetti è anche la megera, la mazzera, la Mavara e la magara, cioè la vecchia a prescindere, ma anche capace di magia, così come la stria, la strega, che diventa Strolega, Stroll’ca, Strolleca, che è quanto da queste parti diventa stroligh, gli zingari, aggiungendo mito a mito, il popolo ramingo che nell’immaginario può avere un foulard in testa, una sfera di cristallo, predire il futuro e magari fare un sortilegio.

Le Streghe nella mostra alla Villa reale di Monza

Cioè leggere la sorte, il destino. Ce n’è abbastanza? La strega, in termini astratti, è un universo. Enorme. Che una mostra alla Villa reale prova a leggere a partire da un nucleo di tre collezioni distinte e convergenti.

Si chiama “Stregherie – Fatti, scandali e verità sulle sovversive della storia”, ideata e prodotta da Vertigo Syndrome, la società creata da Chiara Spinnato, monzese con una lunga carriera nel mondo dell’arte e delle mostre che ha deciso di fare da sé, con il patrocinio del Comune di Monza: l’obiettivo è “rendere giustizia al senso più pieno della parola strega, dichiarando che in un mondo che apparentemente ha rinunciato a ogni senso del sacro e a molti dei suoi antichi legami con la natura, esiste ancora, oggi come un tempo, una società di donne che si dedica all’occulto e che usa la magia per risolvere i problemi del quotidiano”.

In mostra stampe antiche, da una collezione unica al mondo, con incisori degli ultimi due secoli, come come Dürer, Goya o Delacroix, a fianco di illustratori anonimi dimenticati; cinquecenteschi trattati sul maleficio insieme a manifesti cinematografici originali a tema; e poi amuleti, feticci e altri strumenti rituali, provenienti dall’incredibile Museum of Witchcraft di Boscastle, in Cornovaglia, per raccontare come l’idea delle streghe sia diacronica e internazionale.

Stregherie a Monza: Albrecht Durer, La strega a rovescio sul caprone, bulino, 1500-1505, Collezione Invernizzi
Stregherie a Monza: Albrecht Durer, La strega a rovescio sul caprone, bulino, 1500-1505, Collezione Invernizzi

«Ora ho e abbiamo le idee ancora più chiare – dice Chiara Spinnato, alla seconda prova dopo il successo di Yokai al Belvedere – Il baricentro resta l’idea di proporre mostre che non siano noiose ma che siano sempre rigorose dal punto di vista scientifico e in questo caso presentiamo opere e reperti da tre nuclei distinti: la collezione di Guglielmo Invernizzi per le incisioni e le stampe, quella dei manifesti e il museo. Al posto di un allestitore, abbiamo scelto una scenografa per costruire gli spazi della mostra, così da proporre ai visitatori una esperienza teatrale, grazie al lavoro di Magdalena Barile», mentre una sezione è stata riservata alla strega di casa, la celebre Mata Tapina che si dice abitasse il Bosco Bello del Parco: a raccontarla il raro romanzo storico “La strega di Monza”, scritto da Giovanni Bertoldi da Vicenza nel 1861, proveniente dalla Biblioteca Bertoliana. E poi uno spazio autonomo in cui prendono casa le opere dell’illustratrice di calibro Gloria Pizzilli, autrice anche per The New Yorker e The New York Times, che porta a Monza alcune opere inedite e originali.

Le streghe e il loro curatore a Monza

«Come sempre, nessuna paura: è una mostra per tutti, famiglie incluse. Anzi, le scuole stanno già prenotando. A curare il progetto Luca Scarlini (“la donna nasce fata, in amore è maga, ma per le società e per le religioni è strega”, dice), scrittore e drammaturgo che ha curato mostre tra l’alto al Museo Marino Marini, al Man di Nuoro e lavori per la Peggy Guggenheim Foundation, Gallerie dell’Accademia, Musei Civici di Prato.

«Streghe e stregoneria, o meglio la magia, sono un mondo che esiste, che non vuole essere raccontato, ma che va raccontato» aggiunge Spinnato. «E soprattutto, ci piace uscire dagli schemi».

Stregherie: i giorni, gli orari, i biglietti

Stregherie a Monza
Stregherie a Monza: una illustrazione di Gloria Pizzilli

La mostra “Stregherie” è aperta dal 29 ottobre al 26 febbraio 2023, da giovedì a domenica (quindi allargando i giorni di apertura della Villa reale di Monza): giovedì e venerdì 10.30-18.30 e sabato e domenica 10.30-20.

I biglietti (acquistabili anche a partire da stregherie.it) vanno da 15 euro l’intero ai 13 del ridotto (possessori del biglietto di Villa Reale; fino a 18 anni e sopra i 65; fino ai 26 anni ridotto a 13 il giovedì; persone con disabilità e accompagnatori, gruppi di almeno 15 persone). Ridotto speciale a 10 euro per chi lo acquista entro domani, il 28. Gratis fino a 6 anni, 6 euro dai 6 ai 12, 6 euro a persona per le scolaresche: e per i più piccoli, in mostra, ci sono diverse sorprese.