Il miracolo Libraccio, 35 anni a Monza e nuove sfide: «I segreti? Passione e coraggio»

Il 23 aprile è la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore istituita dall’Unesco. Il Cittadinomb la festeggia con un paio di storie di libri dalle radici monzesi. Ecco la prima, quella del Libraccio che compie 35 anni e continua a crescere. Racconta uno dei fondatori, Edoardo Scioscia.
Monza, il libraio Edoardo Scioscia del Libraccio
Monza, il libraio Edoardo Scioscia del Libraccio Fabrizio Radaelli

Il 23 aprile è la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore istituita dall’Unesco. Il Cittadinomb la festeggia con un paio di storie di libri dalle radici monzesi. Ecco la prima, quella del Libraccio che compie 35 anni e continua a crescere. Racconta il fondatore Edoardo Scioscia.


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Piazza Indipendenza, interno Monza. Bisogna guardare la libreria e poi voltarsi di spalle: ecco le saracinesche giuste. Oggi c’è un negozio di cornici e quadri. Ma nel 1980 c’era quello che rimaneva di una libreria popolare. «Prestami cinque milioni. Se non li recupero, vendo la moto e te li restituisco»: Edoardo Scioscia dice così a suo padre, un giorno di quell’anno. E suo padre accetta. Aveva finito il servizio militare e aveva conosciuto altri tre ragazzi a Milano. Che avevano iniziato a rivendere libri agli universitari. Seconda mano. Seconda vita, dicevano.

Nasce così il secondo Libraccio della storia della più importante catena di librerie indipendenti italiane, che poi avrebbe cambiato lato della piazza.

Via Corsico, esterno Milano, flashback. Pochi anni prima Tiziano Ticozzelli, cioè Tiko, Piero Fiechter, Silvio Parodi, hanno messo in piedi un progetto fatto di cassette di pere argentine: un mercatino di libri usati in piazza, con le cassette come scaffali.

Dopo le bancarelle hanno messo gli occhi su un negozio, una panetteria. Nel 1979 la titolare vuole vendere, ma a chi? Loro. Che prendono, picconano, disfano e poi mettono insieme la prima libreria alla quale, dopo un paio di birre al bar, battezzano Libraccio. Anzi, Il Libraccio – poi l’articolo lo perderà per strada.

Piazza Indipendenza, interno Monza, 2015. Edoardo Scioscia è di nuovo lì. Saluta complice i più o meno ragazzi che lavorano nella libreria, scherza e ride, sta al gioco. Eppure è uno dei quattro soci che hanno dato vita a un piccolo miracolo dell’editoria italiana – c’è un quinto uomo, Roberto Sanzogni, Bobo, che entra ed esce dalla storia da deus ex machina e sta nei ricordi di tutti. Sono passati 35 anni da quella panetteria sui Navigli, poco meno dalle due vetrine di piazza Indipendenza. Il libro che racconta i primi 35 anni della storia della catena ha un paio di mesi di vita ed è già vecchio, è un “libraccio”, perché quando deve fare i numeri dice 32 librerie, 1 società di distribuzione, 10 società operative, 16 soci, qualche centinaio di dipendenti. Quelle librerie sono già di più, perché un partner, ibs.it, ha passato la mano sulla gestione di alcuni negozi, come Padova e Ferrara, dove sta nascendo Ibs+Libraccio.

«Dal primo maggio riprendiamo Roma», dice Scioscia raccontando dei lavori sui negozi del Melbooks store, la catena del centrosud che hanno creato con Messaggerie. «La chiamo operazione vecchia Mercedes: che può essere un rottame, ma se la tieni bene, con 30mila euro di restyling, diventa un’auto d’epoca». Insomma: lo spazio in cui vendi i libri vale quanto i libri che vendi, rispettando le regole che ti hanno fatto attraversare l’Italia: convenienza, assortimento. «Ma non basta: noi dobbiamo regalare un’emozione. In libreria non cerchi solo merce, ma contenuti, per rilassarti, sognare. E allora tutto ti deve accogliere, l’ambiente non deve respingerti».
Come farebbe un rottame, non un’auto d’epoca. «Passione e coraggio: questo mestiere lo fai se sei appassionato» aggiunge Scioscia che nel frattempo racconta delle persone incontrate in tanti anni, , delle sue maratone, di Paola Sanna che corre e il Libraio la sponsorizza. «Non maneggi solo un valore economico, quando hai a che fare con un libro: è più complicato. Oggi si pubblicano 40mila libri all’anno, in Italia. E allora serve attenzione».

Quella che ha portato lui a entrare nel consiglio didattico della scuola per librai Umberto e Elisabetta Mauri, dove “i nostri librai, ci raccontano i docenti, sono sempre quelli che fanno le domande”.
E mentre le grandi catene di librerie, quelle degli editori («un’anomalia tutta nostra») chiudono o fanno contratti di solidarietà, Libraccio apre e cresce.
«Perché al contrario degli altri non abbiamo mai centralizzato gli acquisti. Sono i librai dei negozi, guidati, a scegliere e dire cosa si vende e cosa no. Noi abbiamo deciso di dare ai librai il loro mestiere. Che è più costoso, certo. Ma è una chiave di volta fondamentale». Scioscia si sporge in avanti e dice: siamo in 350, non c’è niente di simile in Europa. «Certo a Parigi c’è Gibert Jeune, ma è solo nella capitale», mentre il Libraccio si moltiplica in tutta la nazione. «Siamo la prima catena europea del mercato nuovo-usato». Copiando dagli altri e inventando progetti che poi vengono copiati, come l’assicurazione sui libri di scuola. «Ci sono tempi buoni e meno buoni, ma la nostra formula tiene. Mentre gli altri chiudono, noi giochiamo controcorrente: il mercato subisce flessioni per il digitale, ma dove c’è una libreria c’è un punto di cultura e sempre grande attenzione. Aprendo negozi, occupiamo quegli spazi».
E allora un passo indietro, a quando «pur crescendo abbiamo saputo tenere il punto», cioè investire dove era giusto. Strutture, la creazione di una società di distribuzione, i grossi centri logistici prima ai confini di Monza e poi poco più in là. Sono i cuori del Libraccio raccontati da uno che prima ha comprato «la casa, poi l’auto», ma ci sono voluti anni. E quella moto, se l’ha venduta, non è stato per ridare i soldi a suo padre.
«L’unica volta che mi ha dato uno schiaffo avevo quattordici anni: era il 1973, all’arena di Milano Marcello Fiasconaro ha fatto il record sugli 800 metri, io vendevo le bibite. Sono tornato a casa tardi, non avevo detto niente. Lui si era preoccupato. Ma avevo guadagnato 10mila lire». Più tardi i mercatini dei libri, grazie a Bobo, il militare, il rappresentante di cucine. Quindi piazza Indipendenza, gli altri tre soci, una proposta.

L’obiettivo, al momento, potrebbe essere una quarantina di negozi. Più le società di cui sono soci. E una grande alleanza continentale: dall’11 maggio, a partire da Monza, il Libraccio venderà ebook e Tolino, l’ereader che sfida Kindle e Amazon, all’interno di un accordo che unisce i più importanti gruppi librari europei. E poi? «Non lo so. Ma c’è tanta voglia di crescere».