Dal liceo Frisi alle librerie: “Ventinovecento”, un salto nella Monza degli anni ’90

Dai banchi del liceo Frisi agli scaffali delle librerie. Una firma collettiva per gli autori di “Ventinovecento”, un romanzo che racconta la Monza di vent’anni fa. Loro sono la Rinomata Offeleria Briantea, il libro viene presentato domenica 7 ottobre da Libri e Libri.
Monza: la Rinomata Offeleria Briantea
Monza: la Rinomata Offeleria Briantea Fabrizio Radaelli

Si fanno chiamare Rinomata Offeleria Briantea, un nome collettivo che ricorda la offa dell’antica Roma, una piccola focaccia ma anche una forma di pagamento per ottenere dei vantaggi, in pratica una tangente.

Un riferimento suggestivo a tutto ciò che Lorenzo Sala, Matteo Pozzi e Michele Cortellini narrano insieme a Luigi Limonta nel loro libro “Ventinovecento” (Paginauno, 158 pagine, 15 euro, uscito a settembre), un’escursione nella Monza degli anni Novanta in una girandola di aneddoti, episodi, contraddizioni, droghe e noie.

Come vi siete conosciuti?

Siamo stati compagni di liceo al Frisi, maturità 1999, quella del passaggio dai sessantesimi ai centesimi. La nostra classe era una bella accozzaglia di personaggi. Lorenzo dirigeva il giornalino scolastico, Michele era il rappresentante di istituto e Matteo si faceva notare per il suo estro nello scrivere. Siamo rimasti legati a quell’esperienza che di fatto è coincisa per noi con gli anni novanta. Non a caso abbiamo anche dedicato il libro a due professori del Frisi: Fiammetta Cedrazzi e Alfonso Riva che con le opportune maniere forti ci hanno dato tanto.

Quando vi è venuta l’ispirazione per scrivere?

Michele e Lorenzo hanno conosciuto una persona, Luigi Limonta, e da lì è nato tutto. Luigi ha avuto una vita piuttosto “borderline”. Diciamo che fino a 28 anni non ha mai avuto un lavoro e una vita, per così dire, consoni alla visione tipica della società brianzola. Eppure, ci colpiva la cultura, la personalità fine del personaggio: un individuo che non sarebbe dovuto esistere stando ai canoni “estetici” brianzoli. Le sue narrazioni, per il contenuto, ma soprattutto per la forma con cui le raccontava sono state di forte stimolo per il progetto. E abbiamo pensato che Matteo fosse la persona ideale da coinvolgere per formare la squadra perfetta.

È difficile scrivere a otto mani?Non vi è mai capitato di non essere d’accordo sull’evoluzione della storia?

Anche se si tratta di creatività, in fondo è una questione di organizzazione e di tecnica, esattamente come avviene per i mestieri più tradizionali. Abbiamo organizzato delle serate domestiche in cui Luigi ci raccontava episodi della sua vita, inizialmente a ruota libera, poi registrando. Vino e pregiata grappa trentina ci hanno molto aiutato. In base alle situazioni che più ci suggestionavano abbiamo poi cercato di portare il racconto verso precise direzioni. Successivamente, sbobinando il tutto, ognuno condivideva le proprie idee. Ovvio che non sempre siamo stati d’accordo ma dato che la storia di fondo si basa proprio sulla non evoluzione dei personaggi non ci sono state questioni creative particolari riguardo allo sviluppo della trama ma riguardo determinate accezioni e riferimenti a persone reali.

Perché avete deciso di ambientare il libro a Monza?

Monza è la città dove siamo nati e cresciuti “mai per davvero”, come si dice nel libro,e che ci ha insegnato tanto nel bene e nel male. Ci ha spiegato che si preferisce parlare di gomorra a Napoli e che qui, invece, si avvicendano solo generazioni di perfetti borghesi, motori dell’economia italiana. Questa è la teoria, quello che abbiamo visto in pratica è un po’ (tanto) diverso.

C’è un episodio tra quelli narrati che ha inciso di più nella vostra vita?

A parte gli aneddoti più eclatanti ci sono mille altri piccoli spunti personali. Ad esempio, quando uno dei protagonisti rovina sul tavolo di una discoteca dopo aver incontrato una ex compagna di classe. La ragazza in questione è Alessia, la moglie di Michele e madre dei suoi figli. Quindi, l’episodio ha inciso abbastanza, quanto meno per lui. La riflessione che volevamo fare era relativa all’immaginario collettivo pop di quegli anni ’90 (vedi i titoli dei capitoli che citano sport, tv, videogiochi, ndr) e su quanto tutto questo, distorto, masticato e rigurgitato dalla nostra prospettiva provinciale, abbia inciso sulla visione del mondo di noi quattro autori.

Avete già in programma presentazioni del vostro libro?

Domani alle 19 a Milano nella sede milanese della casa editrice Paginauno, in via Pordenone, 15. Dopodiché avremo diverse presentazioni in città. La prima il 4 ottobre alle 18.30 alla libreria Virginia & Co.