Antonio Ligabue, l’espressionista tragico: mostra alla Villa reale di Monza – VIDEO

Arriva al Serrone della Villa reale di Monza l’antologica su Antonio Ligabue prodotta da Vidi, in collaborazione con Comune e Reggia: dall’11 febbraio all’1 maggio dipinti, disegni, incisioni e sculture.
Antonio Ligabue, l’espressionista tragico: mostra alla Villa reale di Monza –
  
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“Firmava talvolta Ligabün per riudire rimbombi dell’infanzia passata“ al di là delle Alpi, prima nella sua già tormentata famiglia e poi in quella alla quale era stato affidato. “Non è che amasse gli svizzeri ma i luoghi, le casette a cuspide con tante finestre più delle nostre. Ripeteva sempre non conoscete il cielo di San Gallo” scriveva Cesare Zavattini nella celebre biografia di Antonio Ligabue pubblicata un paio d’anni dopo il meno classificabile degli artisti italiani.

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Circo, senza data

Si deve a lui (autore poi dello sceneggiato televisivo per la Rai, diretto nel 1977 da Salvatore Nocita) e a pochi altri – gli scultori Renato Marino Mazzacurati e Andrea Mozzali, per esempio – se “al Matt” o “al Tedesch” è diventato una figura non aggirabile della storia dell’arte italiana. A lui riserva la prossima mostra il Serrone della Villa Reale, prodotta da Vidi in collaborazione con il Comune e la Reggia: l’antologica Antonio Ligabue. L’uomo, l’artista” è in programma dall’11 febbraio al primo maggio a cura di Sandro Parmiggiani (catalogo Skira).

Una riedizione del progetto che ha debuttato nella primavera del 2017 a Pavia (a due anni dal 50esimo anniversario della morte) e poi è stata al Palazzo ducale di Genova e quindi al Forte di Bard (in chiusura proprio in questi giorni).

«L’opera di Ligabue – ha avuto modo di dire Sandro Parmiggiani – ha finito per essere in parte oscurata dal racconto della sua vita, assolutamente eccezionale nella tragicità e nella sofferenza. Tuttavia, se la tormentata esistenza dell’artista ha contribuito, almeno all’inizio e per un certo periodo, a gettare un’aura di leggenda sull’opera, alla fine questa sorta di fardello dell’uomo Ligabue ha ripreso il sopravvento: le ragioni dell’esperienza esistenziale sono sembrate inesorabilmente prevalenti rispetto a quelle artistiche. Ci si è dunque proposti di fare il percorso inverso: non dalla vita all’opera, ma dall’opera alla vita».

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Sono novanta le opere in mostra tra dipinti, disegni e incisioni che raccontano il percorso umano e artistico dello zurighese (figlio di un’immigrata in Svizzera da Belluno) nato nel 1899: fra tutti alcune delle opere più iconiche, come Caccia grossa (1929), Circo (1941-42 ca.), Tigre reale, opera realizzata nel 1941 durante il secondo ricovero dell’artista nell’ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia, un’esperienza che avrebbe poi costellato tutta la sua vita; e poi Leopardo con serpente (1955-56), Testa di tigre (1957-58), Volpe con rapace (nibbio) 1959-60, Crocifissione (primi anni ’60) e quegli autoritratti “specchio di un disagio esistenziale e della volontà di riaffermare la propria identità”. “Gli autoritratti costituiscono un filone di altissima e amarissima poesia nell’arte di Ligabue – scrivono gli organizzatori – . In essi, il pittore si colloca in primo piano, quasi a occupare tutto lo spazio della scena, sullo sfondo di un paesaggio che pare quasi sempre, salvo rare eccezioni, un dettaglio del tutto ininfluente. I suoi ritratti di sé compendiano una perenne e costante condizione umana di angoscia, di desolazione e di smarrimento, un lento cammino verso l’esito finale; il suo volto esprime dolore, fatica, sgomento, male di vivere; ogni relazione con il mondo pare essere stata per sempre recisa, quasi che l’artista potesse ormai solo raccontare, per un’ultima volta, la tragedia di un volto e di uno sguardo, che non si cura di vedere le cose intorno a sé, ma che chiede, almeno per una volta, di essere guardato”.

Ma ci sono anche gli altri temi ricorrenti dell’opera di Antonio Laccabue (questo il vero nome, dopo il riconoscimento da bambino da parte del patrigno): gli animali, selvaggi e domestici, e le scene di vita agreste o i paesaggi padani, figli di quella Gualtieri in cui si era rifugiato, paese d’origine proprio del patrigno, dopo avere aggredito la madre adottiva. Lì “irrompono, come un flusso di coscienza, le raffigurazioni dei castelli, delle chiese, delle guglie e delle case con le bandiere al vento sui tetti ripidi della natia Svizzera, dov’era nato e dove aveva vissuto al 1919, giusto ventenne e già tormentato dalla miseria, i continui cambi di casa, l’abbandono da parte della famiglia, la morte della madre e dei fratelli per un’intossicazione di cui attribuiva la responsabilità al patrigno.

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L’edizione monzese riserva particolare attenzione alla sua produzione plastica, con un nucleo di oltre venti sculture in bronzo, soprattutto di animali, un’arte che aveva assorbito nella vicinanza con Mazzacurati e Mazzali. “L’esposizione costituisce un ulteriore capitolo per riportare il lavoro di Ligabue a una corretta valutazione critica e storica: un’occasione per riaffermare, al di là delle fuorvianti definizioni di naïf o di artista segnato dalla follia, il fascino di questo “espressionista tragico” di valore europeo, che fonde esasperazione visionaria e gusto decorativo”.

Per tutta la durata della rassegna, aggiungono gli organizzatori, è in programma una serie di attività didattiche, incontri e visite guidate gratuite per bambini e adulti. Una mostra family friendly, con un percorso creato ad hoc per i bambini, un kit didattico in omaggio da ritirare in biglietteria appositamente studiato per la visita dei più piccoli. Un’opera ad “altezza bambino” attenderà i giovani visitatori per un’esperienza immersiva a loro dedicata.

ANTONIO LIGABUE. L’UOMO, L’ARTISTA
Monza, Orangerie della Villa Reale (viale Brianza 1)
11 febbraio – 1 maggio 2022

Biglietti
Intero 12 euro
Ridotto 10 euro
(ragazzi dai 13 anni ai 18 anni, over 65, possessori del biglietto dei Musei civici di Monza – Casa degli Umiliati)
Bambini 5 euro
(dai 7 ai 12 anni)
Gratuito: visitatori disabili muniti di certificazione attestante una invalidità superiore al 74%, 1 accompagnatore visitatore disabile solo in caso di non autosufficienza, giornalisti con tessera in corso di validità, bambini fino ai 6 anni, possessori abbonamenti Musei Lombardia Milano.

Orari
Lunedì e martedì chiuso
Mercoledì e giovedì 10 – 13 e 14 – 19
Venerdì, sabato e domenica 10 – 20