A Pasturo sulle tracce di Antonia Pozzi per un videoclip

Un viaggio a ritroso a Pasturo, nel buen retiro di Antonia Pozzi, una delle più grandi poetesse italiane. Lo farà, in occasione dell’evento a lei dedicato in programma il 15 Ottobre 2022 alla Pinacoteca di Como, la scrittrice, poetessa e drammaturga monzese Antonetta Carrabs.

L’autrice renderà omaggio alla Pozzi con uno speciale testo a lei dedicato messo in musica dalla compositrice Rossella Spinosa. e con un videoclip di presentazione del progetto che sarà girato, il prossimo 24 giugno a Pasturo nella casa di Antonia Pozzi. «Poter entrare nello studio di Antonia, sedermi alla sua scrivania e guardare la Grigna, al di là della finestra, la sua amata montagna, sarà un’emozione incontenibile. Le porterò dei fiori e pregherò per lei e per me», ha detto la Carrabs.

L’evento vuole essere uno speciale omaggio alla grande poetessa Antonia Pozzi, figlia di Roberto Pozzi, importante avvocato milanese, e della contessa Lina Cavagna Sangiuliani, nipote di Tommaso Grossi; Antonia scrive le prime poesie ancora adolescente. Studia nel Regio Liceo – Ginnasio Alessandro Manzoni di Milano per poi iscriversi alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Milano. Dal diario e dalle sue lettere si evincono i molteplici interessi culturali, dalla fotografia, alle lunghe escursioni in bicicletta, dalla progettazione di un romanzo storico sulla Lombardia, allo studio delle lingue (tedesco, francese e inglese). Viaggia, oltre che in Italia, in Francia, Austria, Germania e Inghilterra, ma il suo luogo prediletto è la settecentesca villa di famiglia, a Pasturo, ai piedi delle Grigne, nella provincia di Lecco, dove si trova la sua biblioteca e dove studia, scrive a contatto con la natura solitaria e severa della montagna. La Pozzi era ipersensibile, dalla dolce angoscia creativa, ma insieme una donna dal carattere forte e con una bella intelligenza filosofica; fu forse preda innocente di una paranoica censura paterna su vita e poesie. Senza dubbio fu in crisi con il chiuso ambiente religioso familiare. La terra lombarda amatissima, la natura di piante e fiumi la consolava certo più dei suoi simili». A soli ventisei anni si tolse la vita; nel suo biglietto di addio ai genitori parlò di «disperazione mortale»; la famiglia negò la circostanza «scandalosa» del suicidio, attribuendo la morte a polmonite. Il testamento della Pozzi fu distrutto dal padre, che manipolò anche le sue poesie, scritte su quaderni e allora ancora tutte inedite.