A Monza “La rivoluzione delle Sibille”: 27 pannelli per le donne che hanno lasciato un’eredità espressiva e umana

Al teatro Manzoni di Monza il progetto promosso da Zeroconfini onlus che racconta “La rivoluzione delle Sibille”, 27 pannelli per altrettante donne che hanno lasciato una grandissima eredità espressiva e umana.
La mostra “La rivoluzione delle Sibille”
La mostra “La rivoluzione delle Sibille”

Ventisette pannelli per altrettante donne che hanno lasciato una grandissima eredità espressiva e umana. Donne legate tra loro da un immaginario filo d’Arianna lungo il quale la forza, la passione, la lotta, la bellezza e anche il dolore potrebbero contribuire a fare la rivoluzione in questo nostro nuovo travagliato millennio. Sono le protagoniste della mostra “La rivoluzione delle Sibille” curata da Antonetta Carrabs e Iride Enza Funari insieme a Francesca Ripamonti, promossa dall’associazione Zeroconfini onlus, con il patrocinio e il sostegno del Comune di Monza – Assessorato Pari Opportunità – e in collaborazione con La Casa della Poesia di Monza e Fidapa BPW ITALY Sezione Modoetia Corona Ferrea. L’esposizione, che prende il nome dall’antologia “La rivoluzione delle Sibille.

L’eredità espressiva ed esistenziale delle donne” (Nemapress edizioni), redatta sempre da Carrabs e Funari, si può ammirare nel foyer del teatro Manzoni di Monza fino al 31 marzo. Diverse le donne protagoniste della mostra: non tutte sono collegate alla forza della parola poetica ma tutte hanno tracciato un segno profondo con la loro esperienza sia intellettuale sia personale. Una rivoluzione nei rapporti sociali e con la natura. Ci sono donne cha hanno abbandonato la loro vita come Anne Sexton, Sylvia Plath, Emily Dickinson, Antonia Pozzi, Amelia Rosselli, Marina Ivanovna Cvetaeva. Donne che hanno compiuto scelte spirituali o eroismi culturali e sociali come Maria Luisa Spaziani Margherita Guidacci, Elizabeth Bishop, Cecília Meireles. Scrittrici mediorientali con le problematiche delle loro terre come Dunya Mikhail, Amal al-Juburi, Joumana Haddad e Maram al-Masri.

E ancora donne coraggiose che hanno pagato con la vita la difesa dei valori come Anna Politkovskaja e Lea Garofalo. E ci sono anche Anna Kulisciof, impegnata in un mondo a predominanza maschile, il Premio Nobel polacco Wisława Szymborska, Marchia Theophilo impegnata nella difesa della foresta amazzonica, e altre interessanti figure femminili. Tutte, a loro modo, sono delle Sibille. Come le antiche profetesse dotate di virtù divinatrici e capaci di fornire responsi e predizioni a comunità, città, regni. Donne, ispirate da Apollo, dio della poesia, della medicina, delle arti, della musica, della luce e della profezia, che preannunciavano calamità, esiti di battaglie e di eventi. Donne che venivano consultate soprattutto nei momenti di maggior incertezza.

Il loro responso risultava, a chi lo riceveva, incerto, poco chiaro, di ambigua interpretazione. Come dimenticare il vaticinio dato ai soldati “ibis redibis non morieris in bello”. Da qui il termine sibillino, ma loro, le Sibille, il futuro lo intravedevano in modo chiaro e trasparente.