Trattative rotte, la Form in bilico Il compratore di Vicenza in fuga

Rischia di trasformarsi in un bagno di sangue la rottura delle trattative tra i sindacati e i vertici della Vei. Il gruppo di finanziarie di Vicenza avrebbe dovuto rilevate la ditta di pressofusioni per salvarla dal fallimento, ma il prezzo da pagare è stato giudicato troppo alto dai sindacati.
La Form di Villasanta
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Rischia di trasformarsi in un bagno di sangue la rottura delle trattative tra i sindacati e i vertici della Vei.

Il gruppo di finanziarie di Vicenza avrebbe dovuto rilevate la ditta di pressofusioni per salvarla dal fallimento, ma il prezzo da pagare è stato giudicato troppo alto dai sindacati. Si trattava infatti di 195 esuberi circa, localizzati soprattutto sullo stabilimento Form di Cormano in cui sarebbero stati salvati solo 66 dipendenti. Mercoledì a mezzanotte i 23 milioni di euro concessi dall’Europa per il salvataggio Form sono finiti e il commissario straordinario, non autorizzato a creare altri buchi, ha preteso una risposta. Per questo ieri i rappresentanti dei lavoratori si sono incontrati con le alte sfere della Vei sperando di trovare un punto di incontro.

Prima però è stato necessario trovare un accordo all’interno, perché la complessa questione qualche divergenza di posizioni in seno ai sindacati l’ha creata. Il dilemma che si sono trovati di fronte gli esperti di trattative è stato: sacrificare i 172 posti di Cormano, pur di salvarne in ultima analisi oltre 400 o adottare una difesa su tutta la linea, a costo di perdere tutto? E per tutto significa 666 posizioni e tre siti produttivi, Villasanta, Cormano e Quero. Pare che abbia prevalso la linea del tutto per tutto e che ieri i rappresentanti del personale Form abbiano affrontato l’incontro nella speranza di un passo indietro di Vei.

Che però non c’è stato. Dopo qualche ora di confronto inutile, il tavolo è stato rotto. Non ci sono le condizioni per un accordo, si è detto. E poi i sindacati hanno rimesso la questione nelle mani del commissario chiedendo di scongiurare il fallimento. Una richiesta che difficilmente otterrà una risposta positiva considerato che tenere aperta la Form costa 900mila euro di buco al mese. Il dato è paradossale perché in verità lo stabilimento di Villasanta è produttivo, attivo e piuttosto accreditato. Solo la settimana scorsa sono arrivate sei commesse nuove, per lo più dalle case automobilistiche, principali clienti dell’azienda. Le assemblee si terranno lunedì. Per il momento l’atmosfera è quella di un fallimento di grandi proporzioni.