«Non sono 18 metri ma 26. Non sono palazzine di sei piani ma costruzioni che bloccheranno per sempre il cannocchiale prospettico verso le montagne». Il Comitato San Fruttuoso bene comune ribadisce la propria contrarietà al progetto del masterplan dell’area tra le vie Ticino e Lombardia, accolto dall’amministrazione comunale.
L’occasione per ribadire (ancora una volta) l’inutilità di cementificare un’area verde – come sostengono il comitato e Legambiente – è stata l’assemblea pubblica organizzata da San Fruttuoso bene comune nei giorni scorsi. Ospiti della serata: Giorgio Majoli, portavoce del coordinamento dei comitati ambientalisti della città, Mauro Mantica, presidente del comitato San Fruttuoso bene comune e Giada Turato, presidente di Connetti Monza e Brianza.
Monza: sempre no al masterplan di via Ticino, l’altezza degli edifici
«Abbiamo studiato le carte – ha raccontato Mantica – e nel documento planivolumetrico sono indicati edifici da 26 metri per quell’area: sei piani più un piano a pilotis di 8 metri. In totale 26 metri e non i 18 che ci erano stati annunciati dall’amministrazione comunale».
Non più le torri di 20, 16 e 13 piani come erano state indicate nel progetto precedente, archiviato dall’amministrazione Pilotto, ma comunque edifici sufficientemente alti da svettare sui palazzi accanto, tutti più bassi delle nuove costruzioni.
Nuovi palazzi che si sommeranno alle due palazzine (quelle già approvate) che sorgeranno dietro l’area dismessa che si trova a ridosso del Castello Torneamento, a pochi metri dall’area di via Ticino. «Se ci fosse un motivo a favore della collettività per avviare questo progetto potremmo anche comprendere l’idea di sacrificare il bosco, ma non c’è alcun motivo se non quello di distruggere un’area verde e fertile inutilmente».
Monza: sempre no al masterplan di via Ticino, la Villa Torneamento
Al centro dell’attenzione del comitato San Fruttuoso c’è, da anni, la valorizzazione di Villa Torneamento. L’area boschiva e a prato che oggi caratterizza l’AT05 (come è definita tecnicamente la porzione tra le vie Ticino e viale Lombardia su cui sorgeranno i nuovi palazzi) era stata acquistata dai barnabiti nel 1700 per incorniciare la costruzione della villa.
L’intera impostazione urbanistica della zona, con le vie Taccona e Ticino a fare da proscenio, è stata pensata per valorizzare, anche da lontano, la facciata della villa, a cui fanno da sfondo le cime di Grigna e Resegone.
«Il piano delle regole dà diritti edificatori al privato, non la sola proprietà – ha spiegato Majoli – Quello che la giunta ha accolto è solo il masterplan. Fino a quando l’amministrazione non approverà il piano attuativo c’è margine per fermare questo progetto. Occorre la volontà politica».
«Quell’area è inserita nel Parco regionale Valle Lambro – ha aggiunto Turato – Per tutelarla realmente l’amministrazione avrebbe dovuto seguire una pianificazione territoriale oculata e rispettosa».