Sono circa 2mila i rifugiati ucraini che in meno di un mese sono stati accolti in Brianza: tra loro ci sono quasi 900 donne, altrettanti minori e un centinaio di uomini. A Monza lunedì 21 marzo erano 332 di cui 17 uomini, circa 150 donne e oltre 160 minori ma i numeri mutano di giorno in giorno.
Il dramma di chi cerca scampo dalle bombe e tenta di portare in salvo i bambini ha suscitato ovunque un’ondata di generosità inattesa per le sue dimensioni e quasi tutti i profughi sono stati accolti da parenti, da amici o da famiglie italiane che hanno messo a disposizione un appartamento vuoto o anche solo una camera con bagno. Qualche famiglia è, invece, ospitata in strutture parrocchiali o di associazioni caritative e negli alloggi gestiti dal terzo settore nell’ambito dei progetti di accoglienza coordinati dalla Prefettura.
Fino a venerdì 18 al numero verde attivato il 4 marzo dal Comune di Monza sono arrivate 787 telefonate a cui vanno aggiunte 198 mail: «Gli operatori hanno risposto a tutti e hanno richiamato chi non è riuscito a prendere la linea – spiega l’assessore ai Servizi sociali Désirée Merlini – 52 persone hanno chiesto beni di prima necessità e vestiti, 160 hanno offerto ospitalità, 54 hanno domandato una casa: di questi 25 nuclei, poi diventati 24, hanno accettato la proposta» effettuata dagli uffici incrociando i loro bisogni con le caratteristiche dei locali disponibili.
In città e nel resto della Provincia al momento non c’è alcuna emergenza abitativa: «La guerra – affermano dalla Prefettura – ha suscitato un moto di solidarietà superiore a quello ispirato in passato dall’arrivo di altri rifugiati. Tanti cittadini hanno proposto gli appartamenti ai gestori dei cas», i centri di assistenza che rientrano nella rete di accoglienza governativa, in cui ci sono ancora posti liberi. Nessuno, aggiungono, è in grado di fare previsioni sull’evoluzione dei flussi: non è, comunque, prevista l’apertura di strutture comunitarie in quanto non adatte a ospitare le mamme con i loro bambini. Se il numero degli arrivi dall’Ucraina dovesse aumentare sensibilmente potrebbe intervenire la Regione che ha già stipulato una convenzione con Federalberghi.
Bambini e ragazzi, intanto, cercano di ritrovare un po’ di serenità a scuola: gli inserimenti crescono quotidianamente e superano di molto i 39 che ufficialmente risultano all’Ufficio scolastico provinciale che aggiorna i dati sulla base delle comunicazioni effettuate ogni settimana dagli istituti. Nelle classi non bastano, però, l’entusiasmo e l’impegno con cui gli insegnanti e gli alunni hanno accolto i nuovi compagni: servono mediatori linguistici che parlino ucraino e russo, dato che parecchi bambini sono russofoni. Gli operatori devono essere incaricati e pagati dai comuni e, nel caso delle superiori dalla Provincia, ma le difficoltà di bilancio potrebbero ritardare l’intervento di parecchie amministrazioni mentre altre potrebbero garantire gli esperti solo per alcune ore la settimana.