La Brianza al super concertoRock will never die

La Brianza al super concertoRock will never die

Non sei una musicista, riesci ad andare a tempo solo per sbaglio. Sei stonata, peggio di una campana. Hai suonato il flauto giusto alle medie. Riconosci i tuoi limiti: da sempre ti siedi dall’altro lato, dalla parte del pubblico. Ti metti comoda e aspetti che il concerto inizi.

Arrivi a Cesena sabato 23 luglio, giusto in tempo per ascoltare le ultime prove generali del grande evento: perché domenica 24 sarebbe stato il giorno dei “millini”, il giorno di “That’s live”, il più grande concerto rock della storia. 15 i brani in scaletta, tutte pietre miliari della storia del rock. Ti siedi, ma non hai la minima idea di quello che sta per succedere. Nonostante tu sappia tutto. Sai che per “Rockin1000” centinaia di musicisti di ogni estrazione e di ogni età, dai sette ai settant’anni, provenienti da tutto il mondo e da tutta Italia, Brianza compresa, si sono dati appuntamento allo stadio Manuzzi già da qualche giorno – le prove sono iniziate giovedì. Conosci i brani in scaletta – hai sentito qualcuno provarli e riprovarli prima e dopo cena e in tutti i momenti liberi della settimana precedente.

Ti sei anche improvvisata groupie, per l’occasione (via, scherzo). Sai che l’organizzatore, Fabio Zaffagnini, anche l’anno scorso si era cimentato in una sfida audace: aveva radunato centinaia di musicisti e aveva fatto suonare loro “Lear to fly”, per convincere i Foo Fighters ad aggiungere al tour europeo una tappa in Romagna.

Inutile dire che Dave Grohl dopo poche ore aveva risposto al video con un altro video, in cui prometteva che lui e gli altri sarebbero arrivati. E così è stato. Quindi: sapevi che era un concerto da record, la cui organizzazione aveva coinvolto oltre duecento persone.

Il direttore d’orchestra Marco Sabiu avrebbe diretto 250 batterie, 250 chitarre, 250 bassi e 250 voci. E ancora: 30 violini, 30 tastiere e 30 cornamuse. Ma, alla fine, non sapevi niente. Perché emozioni del genere non te le sareste mai potute immaginare. Il concerto si è aperto con “Bitter Sweet Symphony”: quando, dopo gli archi, è venuto il momento del primo rullante di batteria, lo stadio sembrava cadere. Pelle d’oca. Pura emozione. Perché vedere i mille suonare e cantare, agitarsi e scatenarsi – ma, soprattutto, divertirsi come matti – è stato impagabile. Il 24 luglio si sono esibiti di fronte a tredicimila persone, tredicimila scatenati, al loro pari, che non hanno smesso di cantare e saltare, nemmeno per un istante.

Appassionati di rock, ma anche amici, mogli, figli, zii, nonni, accorsi per vedere suonare i propri cari in un contesto indimenticabile dove non c’erano distinzioni d’età e di razza, non c’erano scontri politici e tensioni o preoccupazioni.

Dove c’era solo la voglia di divertirsi e di stare bene insieme. Da “Born to be wild” a “Seven Nation Army”, da “Rebel Rebel” a “Smell like teen spirits”, passando per “Song 2”, “Come together”, “It’s a long wat to the top” e “Jumpin’ Jack Flash” fino al medley finale: due ore di pura energia. n