Kepalla, ad Arcore l’azienda che fa le palline del calcio balilla per l’Italia (e non solo)

Marchio creato dalla Karl Plast per affrontare un mercato nuovo e sorprendente. Alle spalle ci sono tre generazioni di stampi in materie plastiche ora guidati da Andrea Fontana

Di rullare nemmeno se ne parla, almeno quanto di sbattere le stecche. Il discorso si fa più complicato con il gancio e lì dipende dai regolamenti – perché c’è quello al volo, quello tradizionale, quello internazionale. Uniche certezze: servono un buon tavolo, mani esperte, palline di qualità. Che possono avere una storia speciale. Come quella di Kepalla, il marchio creato dalla Karl Plast di Arcore per affrontare un mercato nuovo e sorprendente. Alle spalle ci sono tre generazioni di stampi in materie plastiche ora guidati da Andrea Fontana: un pezzo dell’indotto attorno alla Peg Perego, la storica azienda di prodotti per l’infanzia. Lì, a pochi passi, un giorno ha raccolto la proposta di cui si è fatto tramite un conoscente: c’è un tale di Alessandria che per tutto la vita ha cercato le ricette perfette per le palline perfette, gli dice. E cerca qualcuno che faccia il lavoro per bene raccogliendo la sua esperienza. Sfida raccolta: era il 2019.

Alcune palline di “Kepalla”

I calcetti di design, il Louis Vuitton da 60mila euro

«Poi è arrivato il Covid. Ho pensato: portiamo a casa lavoro, così ho anche tempo per imparare» racconta Fontana. E gli si è aperto un mondo: fatto di passioni da bar e oratorio, di professionisti che campano girando le stecche in campionati nazionali e in campionati del mondo – «l’ultimo l’hanno fatto a Nantes» – di una Federazione italiana sport calcio balilla (a Roma) e di una Lega nazionale calcio balilla (a Torino), che non vanno nemmeno troppo d’accordo. E anche di un mercato del lusso, con calcetti di design che costano 13mila euro (Teckell, per esempio) e pezzi pressoché unici, compreso un modello Louis Vuitton che vale più di 60mila euro.

Alessandria e Aosta le capitali del calcetto, le palline dalle ricette segrete

«Ma la capitale dei calcetti è la zona di Alessandria, dove ci sono aziende storiche e tra le principali al mondo, come la Garlando. Oppure la Sardi, più artigianale e la Roberto sport, ad Aosta. Proprio ad Alessandria ha sviluppato le sue ricerche chi mi ha passato la sua esperienza, una vita alla ricerca della pallina perfetta». Con ricette segrete («se ti dico come le faccio, poi dovrei ucciderti» scherza) e la risposta alle esigenze di chi gioca: «Per i test le spedisco ai migliori professionisti. Cambia il peso, da quelle da bar più leggere a quelle agonistiche, più pesanti, con più o meno grip, diversi diametri» che vengano poi selezionate da distributori, produttori e campionati e circuiti internazionali per le sfide. Perché la regola poi è semplice: chi sceglie la pallina? Chi mette il tavolo.

Le palline Kepalla, modelli omologati sono sei o sette

E i modelli di quelle omologate sono in tutto sei o sette. «Ne stiamo mettendo a punto anche una simile a un pallone di cuoio, con dei polimeri: l’idea è sempre del signore di Alessandria, che aveva provato a realizzarne una tagliando pezzi di una cintura». «Stiamo provando anche a fare qualcosa in più, come le manopole, i piedini, sponde, intanto andiamo avanti a fare ricerca sui materiali migliori. Ora vendiamo soprattutto in Italia, l’obiettivo è espanderci» ma i prodotti di Kepalla (in Italia i produttori di palline sono due) sono già arrivati in Sudamerica, in Europa e non solo.

Una pallina Kepalla a Villa San Martino, ha il logo del Monza

Ma anche molto più vicino: a Villa San Martino, ad Arcore, nelle mani del presidente onorario dell’Ac Monza, con una sfera personalizzata con lo stemma della società. «E chissà che un giorno non si possa organizzare un torneo proprio qui», in un mondo che raccoglie valanghe di appassionati: solo il canale social Calciobalilla24 conta 126mila follower. A Karl Plast, dove le palline occupano circa il 20% dell’attività, lavorano quattro persone. «Sarebbe bello poter crescere e dare lavoro. L’etica del lavoro da noi è sempre stata importante: qui non pensiamo che si debba solo portare a casa uno stipendio, vogliamo che ci si senta al sicuro. Ed è una cosa che oggi si va a perdere. Da noi resiste»