Il caso 25 aprile, l’Anpi di Lissone scrive: «La scelta dei fascisti e dei partigiani non può essere equiparata»

Il 25 aprile 2015 apre un caso in Brianza: è giusto ricordare i morti fascisti? In relazione agli articoli comparsi sul numero de Il Cittadino di sabato 18 aprile 2015, agli equivoci e alle polemiche che essi hanno suscitato, l’Anpi di Lissone scrive alla redazione.
Lissone, Renato Pellizzoni
Lissone, Renato Pellizzoni Radaelli Gianni

In relazione agli articoli comparsi sul numero de Il Cittadino di sabato 18 aprile 2015, agli equivoci e alle polemiche che essi hanno suscitato, l’ANPI di Lissone vuole fare chiarezza definitiva.
L’unica mostra che la nostra Sezione ha promosso è quella dedicata ai quindici lissonesi vittime del nazifascismo. Essa compare sul sito del Comune di Lissone che ha ovviamente condiviso l’iniziativa e non comprende alcun altro pannello.

Il presidente dell’ANPI lissonese, Renato Pellizzoni, su richiesta dell’assessore Beretta, ha fornito allo stesso alcune schede relative ad altri protagonisti delle vicende della seconda guerra mondiale. Fra di esse, una comprende i nomi dei fascisti che, a Lissone, nei giorni successivi al 25 aprile 1945 furono sommariamente giustiziati. In nessun modo l’ANPI ha avallato una forma di parificazione tra i partigiani e i fascisti, che, invece, sembra chiaramente trasparire dalle parole dell’assessore Beretta e, purtroppo, anche dal suo editoriale.

La scelta dei fascisti che sostennero la repubblica sociale italiana e quella dei partigiani di tutte le provenienze politiche che lottarono per dare all’Italia una Costituzione democratica non può in nessun modo essere equiparate sul piano storico, etico e politico. La pietà per i morti, per tutti i morti, non ha niente a che vedere col giudizio storico sulle scelte che fecero i vivi. I partigiani erano dalla parte della ragione, i fascisti dalla parte del torto.

Per il direttivo della Sezione ANPI di Lissone
Il presidente Renato Pellizzoni