Con il Governo Draghi in rampa di lancio, per giorni si è parlato del nuovo Ministero della Transizione ecologica, che dovrebbe occuparsi anche di sviluppo digitale. Non è una sorpresa: la pandemia sta accelerando un processo di digitalizzazione e di ecologizzazione del sistema produttivo in atto da tempo che, tuttavia, se non governato, può rappresentare un rischio per molte realtà che, in un territorio come la Brianza, sono presenti in gran numero: si pensi ai settori dell’artigianato, della manifattura, del commercio, dei servizi alla persona. Ne abbiamo parlato con Guido Guidesi, 42enne di Codogno e già parlamentare, assessore allo Sviluppo economico (quota Lega) di Regione Lombardia.
Assessore, cosa potrà cambiare e quale sarà il ruolo della politica?
«L’importante è non vedere questa svolta in maniera ideologica, ma pragmatica. Il dibattito politico sulla sostenibilità ambientale non si deve concretizzare in norme, perché è ampiamente superato da ciò che le aziende già stanno facendo. È opportuno solo se si ascoltano i settori produttivi e si prendono a esempio le pratiche che le imprese già attuano».
Si porranno, presto, diverse problematiche. Non ultima quella della riqualificazione professionale di diversi addetti dei settori maggiormente colpiti dalla crisi pandemica. Quali possono essere le soluzioni?
«Ci sono misure urgenti che riguardano il piano nazionale, le politiche attive. Quando è stato attivato il blocco dei licenziamenti, ormai quasi alla scadenza, l’unico strumento di politica attiva è stata una proposta della Lega con un emendamento in legge di Bilancio che è il contratto di espansione, che da l’opportunità di avere un ricambio generazionale alle aziende sopra i 250 dipendenti. Servono assolutamente strumenti nuovi. In Lombardia e in Brianza c’è una situazione per cui, già da prima del Covid, le professionalità che cercano le aziende sono professionalità che non si riescono a trovare. Dobbiamo evolvere l’offerta formativa. Come? Dobbiamo aumentare l’influenza delle aziende nei percorsi di orientamento formativo. Dove questo avviene la capacità di assunzione degli studenti va dal 90% in su. Se puntiamo su un discorso di filiera, nella filiera deve esserci anche il percorso di formazione, che è fondamentale».
La Brianza è un territorio che ha sempre saputo fare innovazione. Quali strategie offrirà Regione Lombardia per affrontare le difficili sfide poste dal futuro?
«È evidente che di fronte a un periodo straordinario e a un’evoluzione dei mercati, pensiamo allo sviluppo dell’e-commerce, la condizione che noi dobbiamo affrontare è mettere al servizio degli imprenditori degli strumenti flessibili. Intendo dire che bisogna superare la logica del bando: parlo di strumenti digitali per il trasporto, parlo di banda ultralarga, parlo di abbassamento del costo dell’energia, ma anche di welfare aziendale. Su tutte queste tematiche Regione Lombardia ci deve essere. La grande capacità mostrata dai brianzoli deve essere coadiuvata da questi strumenti, da questo accompagnamento continuo e totale, ma flessibile. Bisogna valorizzare le peculiarità dei territori facendoli evolvere in una filiera, abbiamo un’enormità di reti di imprese non riconosciute, dobbiamo riconoscerle e valorizzarle».
Parliamo di Recovery plan: la Brianza ha già mostrato, come naturale, molto interesse per i fondi europei in arrivo. Quale è e quale sarà la strategia regionale?
«Il piano è già stato presentato al Governo. Noi dobbiamo essere pronti e preparati e con un’unica attenzione. Nel momento in cui noi investiamo uno l’indotto deve essere cinque. L’esempio non deve essere l’incentivo pubblico sull’acquisto del monopattino. Si sono messi dei soldi pubblici per acquistare un mezzo che in gran parte viene prodotto all’estero. Questo non deve più accadere»