Guerra e paura del nucleare: le pastiglie di iodio che non ci sono, come stanno le cose

Si moltiplicano in farmacie le richieste di pastiglie di iodio da parte dei cittadini per il timore di una guerra nucleare. Il presidente dei medici brianzoli e il direttore di Farmacom fanno chiarezza.
Salute medico gola tiroide - foto freepik - it.freepik.com
Salute medico gola tiroide – foto freepik – it.freepik.com Chiara Pederzoli

L’oggetto del desiderio di tanti italiani potrebbe non esistere: le pastiglie di iodio stabile che da qualche settimana cercano nelle farmacie non sono mai state in vendita.

Eppure l’invasione russa dell’Ucraina e il timore di una guerra nucleare hanno spinto molti a tentare di procurarsi le pillole per contrastare l’accumulo di iodio radioattivo nella tiroide, possibile causa di tumori. Una loro assunzione preventiva, avvertono però gli esperti, è inutile e può essere pericolosa.

Nei giorni scorsi il Governo ha annunciato un piano per la distribuzione delle pasticche in caso di necessità da attuare attraverso le regioni e la Protezione civile: gli addetti ai lavori, però, non ne hanno traccia.

«Non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione – afferma il presidente dei medici brianzoli Carlo Maria Teruzzi – e lo iodio non rientra tra i farmaci normalmente prescritti» in quanto è nelle disponibilità delle autorità sanitarie.

«Ho 67 anni – spiega il direttore di Farmacom Maurizio Brambilla – non ho mai venduto una sola pastiglia e nessuno ricorda che sia stato distribuito» nemmeno dopo l’incidente nucleare di Chernobyl. Il motivo è presto detto: lo iodio stabile è di per sé un veleno utilizzato per confezionare preparati specifici.

«I composti a base di iodio – aggiunge Brambilla – si utilizzano in ospedale per curare i tumori alla tiroide mentre in commercio ci sono integratori alimentari» che non richiedono nessuna ricetta in cui è combinato ad altri elementi.

Nelle farmacie comunali, intanto, la gente continua a chiedere le pastiglie: «È una mania – commenta il direttore in questi giorni – al pari delle tante fake news che hanno accompagnato il Covid-19. Nei primi mesi in molti hanno creduto di prevenire e curare il virus con la vitamina C: nelle emergenze ci si deve affidare alle istituzioni».