L’oggetto del desiderio di tanti italiani potrebbe non esistere: le pastiglie di iodio stabile che da qualche settimana cercano nelle farmacie non sono mai state in vendita.
Eppure l’invasione russa dell’Ucraina e il timore di una guerra nucleare hanno spinto molti a tentare di procurarsi le pillole per contrastare l’accumulo di iodio radioattivo nella tiroide, possibile causa di tumori. Una loro assunzione preventiva, avvertono però gli esperti, è inutile e può essere pericolosa.
Nei giorni scorsi il Governo ha annunciato un piano per la distribuzione delle pasticche in caso di necessità da attuare attraverso le regioni e la Protezione civile: gli addetti ai lavori, però, non ne hanno traccia.
«Non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione – afferma il presidente dei medici brianzoli Carlo Maria Teruzzi – e lo iodio non rientra tra i farmaci normalmente prescritti» in quanto è nelle disponibilità delle autorità sanitarie.
«Ho 67 anni – spiega il direttore di Farmacom Maurizio Brambilla – non ho mai venduto una sola pastiglia e nessuno ricorda che sia stato distribuito» nemmeno dopo l’incidente nucleare di Chernobyl. Il motivo è presto detto: lo iodio stabile è di per sé un veleno utilizzato per confezionare preparati specifici.
«I composti a base di iodio – aggiunge Brambilla – si utilizzano in ospedale per curare i tumori alla tiroide mentre in commercio ci sono integratori alimentari» che non richiedono nessuna ricetta in cui è combinato ad altri elementi.
Nelle farmacie comunali, intanto, la gente continua a chiedere le pastiglie: «È una mania – commenta il direttore in questi giorni – al pari delle tante fake news che hanno accompagnato il Covid-19. Nei primi mesi in molti hanno creduto di prevenire e curare il virus con la vitamina C: nelle emergenze ci si deve affidare alle istituzioni».