Gioele Dix arriva a Cesano: «La mia Brianza? L’incubo Milano-Meda»

L’attore arriva all’Excelsior con il suo spettacolo “Onderòd” e ci racconta i suoi viaggi lungo la superstrada...da “automobilista incazzato”.
Gioele Dix arriva a Cesano: «La mia Brianza? L’incubo Milano-Meda»

I vizi degli italiani, scandagliati senza sconti, ma con la giusta dose di autoironia, che pone l’attore sullo stesso piano di coloro che vengono “sarcasticamente maltrattati”. Lo spettacolo di Gioele Dix, “Onderòd” in arrivo all’Excelsior cinema&teatro di Cesano Maderno giovedì 11 dicembre, è una sorta di album dell’italianità dove con lucida spietatezza si mostrano abitudini e debolezze, vizi pubblici e privati. Insomma, un nuovo specchio limpido della società di oggi, dove sono condensate le maschere nazionali che hanno fatto conoscere Dix, nella vita David Ottolenghi, al grande pubblico televisivo.

L’attore unisce la leggerezza, (mai la superficialità, ndr), della comicità all’abilità sociologica di catturare con insofferenza le peggiori abitudini diffuse. Il mito del ritorno alla campagna, l’assenza di senso civico, il salutismo esasperato, l’invadenza diffusa, la mania del gioco e delle lotterie, i disservizi ferroviari e aerei, la ricerca ossessiva dell’amicizia, l’uso di cellulari e mail che hanno cambiato le nostre relazioni sono alcuni dei temi che il nuovo monologo di Dix porta in palcoscenico. Con un ritorno speciale: quello dell’automobilista “incazzato” tanto amato dal pubblico. A completare “Onderod” anche una serie di brevi racconti, storie buffe e paradossali con cui l’attore sperimenta ulteriormente le sue doti di affabulatore, con accompagnamento musicale di Savino Cesario.

Dix, un nuovo spettacolo, un’altra fotografia degli italiani scattata nella vita di tutti i giorni e portata in palcoscenico. Com’è nato “Onderòd”? «È uno spettacolo creato per la tournee estiva di tre estati fa, una sorta di antologia con personaggi del mio repertorio. Poi, con la messa in scena, è diventato un laboratorio, il risultato è una rappresentazione tutta nuova».

Torna in scena anche l’automobilista incazzato, un “cult”, storia della comicità italiana. «L’automobilista è il personaggio che mi porterò sino alla fine. Gli voglio bene come a un figlio, ma a teatro non lo portavo da un po’».

«Ma tutto lo spettacolo è una fotografia del paradiso e inferno di noi italiani, un po’ cialtroni. Potremmo fare di più, ma non ci applichiamo».

«Siamo un paese, ovviamente ben oltre la crisi attuale, in cui si vive ragionevolmente bene, ma anche un paese che meriterebbe di più. Lo spettacolo è nato per far ridere di piccoli e medi difetti. Prendo in giro anche me stesso, l’autoironia viene prima di tutto».

Ci sono anche momenti poetici, piccole fiabe coinvolgenti. «Sì, per esempio la storia di un pellerossa sfortunato, che è la parabola di ognuno di noi, o una favoletta lieve di un uccellino. Con loro racconto piccole storie di sfiga».

«Del resto noi comici ci alimentiamo delle cose che vanno male e le trasformiamo in un momento di cui ridere».

Come cambiamo i suoi personaggi dalla televisione al teatro? Come cambia la messa in scena? «In generale adatto per la tv un personaggio che nasce a teatro. La tv è certamente più rapida ed è un esercizio importante di sintesi. A teatro però ci sono i tempi per un maggiore approfondimento. La gente che viene a teatro fa una scelta. Anche in tv scegli, ma è meno impegnativa come scelta. Continuerò fin che posso a fare teatro, il contatto con il pubblico è un viaggio interessante. Io mi diverto tanto a fare questo spettacolo».

Lo spettacolo arriva ora in Brianza. Con quale immagine traccerebbe i vizi di questa terra? «Ho un paio di medici brianzoli, faccio la Milano-Meda per andare da loro. Qui si condensa la mia fenomenologia della Brianza. La Superstrada è un posto che passa dalla normalità all’inferno in pochi tempo. La percorri e pochi minuti fanno la differenza nel rimanere bloccato per ore. Com’è possibile? Me lo chiedo ogni volta. Penso che sia per i brianzoli una sorta di Barberino-Roncobilaccio, uno dei cinque posti infernali in tutta Italia.

«Se passi indenne dalla Milano-Meda è un test per dire che hai meritato la patente. Ma lì c’è anche tanta vita. E poi, come fate a sopravvivere alle rotonde? Ne hanno fatte così tante…devi mettere il navigatore per non perderti a casa tua. Insomma, non vedo l’ora di fare la Milano-Meda per venire a Cesano».