Fanno esami radiologici a Lissone «Nulla di grave», hanno un tumore

«Stia tranquilla, si ripresenti tra un anno»: peccato che avesse un tumore tanto da dover essere operata un mese dopo. «Permangono caratteri ecografici di benignità»: operata due settimane dopo per un carcinoma mammario. I casi di due donne che si sono rivolte al Centro Radiologico Lissonese di via Mameli a Lissone.
L’ingresso del Centro Radiologico Lissonese
L’ingresso del Centro Radiologico Lissonese Gianni Radaelli

«Stia tranquilla, si ripresenti tra un anno». Peccato che avesse un tumore tanto da dover essere operata un mese dopo. E’ il caso di una triuggese che si è rivolta al Centro Radiologico Lissonese di via Mameli a Lissone, del gruppo Alliance Medical srl di Roma. G.S., 54 anni, tra novembre e dicembre del 2012 si è sottoposta a una mammografia e poi a un’ecografia per un sospetto tumore al seno: i medici radiologi lissonesi l’hanno rassicurata dicendole di ripresentarsi dopo un anno per un nuovo controllo, invece un altro esame effettuato pochi giorni dopo a Vimercate ha evidenziato che il tumore c’era, tanto che, a gennaio, la donna ha dovuto subire un intervento chirurgico oncologico seguito da un ciclo di chemioterapia. «Mia madre si era sottoposta prima a una mammografia, il 15 novembre, dalla quale si erano evidenziate delle calcificazioni a entrambi i seni con l’indicazione di sottoporre a un ulteriore accertamento solo quelle al seno sinistro con un’ecotomografia e una visita specialistica senologia, un paio di settimane dopo» dice la figlia Jessica. «Per scrupolo – prosegue – nel frattempo le ho prenotato un altro screening in un centro radiologico di Vimercate». L’esame è stato effettuato solo tre giorni dopo quello di Lissone e i medici, oltre alla mammografia, l’hanno sottoposta anche ad una ecografia: «Dalla quale – continua la figlia – è risultata la presenza di calcificazioni anche al seno destro, con sospetta neoplasia. La presenza del carcinoma – mi hanno spiegato i medici di Vimercate – era evidente anche dall’aspetto del seno e alla palpazione». Due referti opposti, dunque. La donna si è sottoposta comunque alla visita senologia già prenotata a Lissone. «Il medico specialista le ha detto che era tutto a posto e di ripresentarsi tranquillamente dopo un anno per un nuovo controllo. Ma se mia madre un mese dopo non si fosse operata, forse a quella visita di controllo, non ci sarebbe mai potuta andare». La donna si è rivolta a un legale, l’avvocato Angelo D’Andrea di Agrate Brianza: «Il quale ci ha sconsigliato di intraprendere una causa legale perché non ci sono state conseguenze letali. Insomma, la causa avrebbe avuto senso solo se mia madre fosse morta». «Siamo di fronte a un gravissimo caso di omissione di diagnosi – spiega il legale – ma dimostrare il danno presunto è impossibile, al massimo avremmo potuto ottenere la restituzione del ticket di 70 euro dell’esame». Interpellata telefonicamente prima a Lissone poi a Roma, dalla Alliance Medical srl, la società che fa capo al Centro radiologico lissonese (la società ha appunto una sede a Lissone in via La Pira 6 e un’altra, quella legale e amministrativa, a Roma in via Erminio Spalla 41), al momento non è giunta risposta. Nel frattempo un’altra paziente del Centro, Paola Parravicini, di Lissone, ha scritto una lettera al Cittadino per raccontare il suo caso: «Nel luglio 2009 – scrive – avendo riscontrato alla palpazione un nodulo al seno, mi sottopongo a ecografia e mammografia al Centro Radiologico Lissonese, esito “…il reperto, con caratteristiche ecografiche di benignità, è verosimilmente da riferire a fibroadenoma. Da rivalutare tra sei mesi”». Tranquillizzata dal medico di base alla quale la donna mostra l’esito dell’esame: «a febbraio 2010 mi sottopongo a ecografia di controllo, esito “permangono caratteri ecografici di benignità. La rapida evoluzione consiglia eventuale asportazione chirurgica”». Un’amica le consiglia una visita senologica all’ospedale San Gerardo di Monza: «Dopo due settimane vengo operata per un carcinoma mammario con caratteristiche di notevole aggressività e micrometastasi al linfonodo». Un altro intervento tre settimane dopo e poi chemio e radioterapia.