Estorsione e slot da piazzare, in tribunale a Lecco testimonia l’ex barista di Carate

Simone Cavallaro lavorava al bar Invidia,poi chiuso, e si rivolse a Mario Trovato per fermare la richiesta del pizzo
Estorsione e slot da piazzare, in tribunale a Lecco testimonia l’ex barista di Carate

«Mi ero rivolto a Mario Trovato per liberarmi di quel ragazzo che veniva continuamente al bar a chiedere soldi. Avevo pensato che se lo avesse intimidito, me ne sarei liberato». Mercoledì nell’aula penale del tribunale di Lecco si è entrati nel vivo dell’inchiesta Metastasi con i primi testimoni “civili” della pubblica accusa (presente il sostituto procuratore di Milano Bruna Albertini) e il primo a sottoporsi all’esame diretto del magistrato e al controesame delle difese è stato Simone Cavallaro, 35 anni, commerciante, fino a un paio d’anni fa impegnato come barista nel locale del fratello Christian a Carate Brianza, il bar “Invidia Cafè” di via Cavour poi chiuso. cavallaro ha spiegato che: «L’attività andava abbastanza bene, quello che non andava bene erano alcune persone che vi ruotavano attorno – ha detto Cavallaro rispondendo alle domande del pm Albertini -. C’era un tale Alessandro, mai saputo il cognome, che si presentava la sera, spesso quando il locale era chiuso, a pretendere soldi in cambio di protezione. La situazione, con il passare del tempo, era diventata insostenibile». Ma invece che rivolgersi alle forze dell’ordine, Cavallaro si fa un giro in riva al lago a Lecco e chiede aiuto a Mario Trovato. E’ bastato fare girare al voce che Trovato si era interessato del caso per far desistere l’estorsore. Trovato in cambio secondo Cavallaro non avrebbe chiesto nulla: «Non ha mai preteso nulla – ha detto in aula -, mi ha solo chiesto chi gestiva le slot del mio locale e se non fossi interessato a cambiare fornitore ma io non potevo, perché chi mi aveva fornito le macchinette mi aveva anche fornito il capitale necessario ad avviare l’attività».