Cultura in circolo, chiusura con Maggiari e il suo viaggio interiore per “Leggere nel cuore”

L’incontro tra Eva Musci e lo scrittore Massimo Maggiari ha chiuso al circolo culturale san Giuseppe di Seregno il ciclo “Cultura in circolo” promosso in collaborazione con il festival storico- letterario Voci della Storia e da Mondo libri della città.
Eva Musci, Rosy Colombo, presidente del circolo san Giuseppe, lo scrittore Massimo Maggiori con il tamburo bodhran e Antonio Zappa
Eva Musci, Rosy Colombo, presidente del circolo san Giuseppe, lo scrittore Massimo Maggiori con il tamburo bodhran e Antonio Zappa Paolo Volonterio

Al circolo culturale san Giuseppe di Seregno si è chiuso con successo il ciclo di incontri “Cultura in circolo” promosso in collaborazione con il festival storico- letterario Voci della Storia e da Mondo libri della città. Lo scrittore Massimo Maggiari, condotto da Eva Musci, ha raccontato il contenuto delle pagine del suo ultimo libro “Leggere nel cuore – i segreti di un curandero”, per i tipi di Giunti. Un viaggio interiore alla ricerca di una sapienza antica, di un potere intimo e profondo. L’autore ha detto tra l’altro: “attivare la psiche è sprofondare nell’abisso dell’anima. Porta ad espandersi fino alla verità, la tua. È solo li che regna la pace”.

Massimo Maggiari è nato a Genova-Nervi e attualmente vive a Charleston, nella Carolina del Sud, ed è professore emerito dell’università locale dove ha insegnato “cultural studies”. Ha iniziato la sua carriera di scrittura creativa pubblicando versi ispirati all’Artico e alle esplorazioni del Grande Nord. Infatti il suo libro di poesia” Aurora Borealis” dedicato all’esploratore Roald Amundsen, ha riscosso notevole successo.

Sotto il fuoco di fila delle domande di Eva Musci, lo scrittore ha detto di essersi addentrato nel deserto del Messico settentrionale per incontrare don Mateus, un curandero famoso che abita in un villaggio della Sierra a più di duemila metri. Maggiari ha intercalato il suo racconto eseguendo delle musiche suonate con il Bodhran, un tamburo di pelle di capra tipico della tradizione irlandese. Lo scrittore ha spiegato che don Mateus è un italiano che diciottenne agli inizi degli anni Ottanta aveva deciso di fermarsi in cima alla Sierra per imparare, da un maestro locale disposto a fargli da guida, l’antica arte di curare anima e corpo assieme allo spirito.

Dato per scomparso dall’ambasciata italiana, don Mateus si era addentrato per anni nel deserto, in luoghi sperduti, pieni di rovine spagnole e sacralità Huichol, il popolo nativo della Sierra Madre che come i Tarahumara utilizzano nelle loro feste sacre il peyote, un cactus allucinogeno. Maggiari ha concluso affermando che “dopo tre anni di visite, pellegrinaggi e interviste a don Mateus, ha raccolto un prezioso materiale che mi ha permesso di scrivere il libro che offre degli insegnamenti e una visione del vivere che ognuno di noi può accogliere nel proprio santuario interiore”.