Caso Espresso, Mariani traballa Il Pdl lo molla ma poi ci ripensa

Pur se gli equilibri interni alla maggioranza di centrodestra che governa la città, ammesso che di maggioranza ancora si possa parlare, appaiono a dir poco precari, l’impressione è che il trascorrere del tempo stia giocando a favore della sopravvivenza della legislatura corrente.
La richiesta di dimissioni in Consiglio comunale
La richiesta di dimissioni in Consiglio comunale

Pur se gli equilibri interni alla maggioranza di centrodestra che governa la città, ammesso che di maggioranza ancora si possa parlare, appaiono a dir poco precari, l’impressione è che il trascorrere del tempo stia giocando a favore della sopravvivenza della legislatura corrente. Dopo essere stato abbandonato nell’immediato dell’esplosione dello scandalo da sei consiglieri della Lega Nord, il movimento al quale lui stesso è iscritto, le sorti del sindaco Giacinto Mariani parevano segnate martedì pomeriggio, quando in un vertice a palazzo Landriani-Caponaghi gli erano state annunciate le imminenti dimissioni di una larga parte della rappresentanza amministrativa e consiliare del Popolo della libertà (gli assessori Ilaria Cerqua ed Edoardo Mazza ed i consiglieri Andrea Cattaneo, Guido D’Auria, Antonio Graziano, Claudio Mainardi, Francesca Mancuso e Chiara Novara gli indiziati): dimissioni motivate con l’esigenza di voltare politicamente pagina, che non avrebbero prodotto lo scioglimento del consiglio comunale, ma che chiaramente avrebbero inferto una ferita durissima alla credibilità del primo cittadino, che a quel punto forse avrebbe anche potuto prendere in considerazione l’ipotesi di fare un passo indietro. Il colpo di scena era però alle porte: l’intenzione dei berlusconiani è rimasta infatti per il momento sulla carta, poiché gli interessati hanno preferito riservarsi qualche giorno di riflessione ulteriore. In assenza di dichiarazioni ufficiali, si ipotizza che la valutazione riguarderebbe l’opportunità o meno di favorire i subentri di figure legate all’ala che prima faceva riferimento ad Alleanza nazionale, la più ferma nel fare quadrato attorno a Mariani fin qui, ed all’ex vice sindaco Attilio Gavazzi. Il timore qui è quello di ingrossare le fila degli Apoti, facendoli diventare determinanti nell’aula consiliare. Un rischio che non si vuole correre, considerato che i rapporti tra le fazioni sono a dir poco pessimi: l’attacco nella fase delle interpellanze della seduta del consiglio comunale di martedì scorso portato dalla capogruppo Mariateresa Viganò all’assessore alle Politiche sociali Ilaria Cerqua, accusata di aver arrecato un danno all’ente comunale, per non aver impugnato per tempo la deliberazione della giunta provinciale, che formalizzava la sua incompetenza in tema di assistenza agli studenti disabili delle scuole secondarie di secondo grado ed è appena stata bocciata dal Consiglio di stato, è lì a dimostrarlo. Sul fronte leghista, sembra che la ricerca dei sostituti dei dimissionari abbia prodotto gli effetti sperati, pur se i nomi ancora non sono stati ufficializzati: di certo c’è che i volti nuovi entreranno nell’assise con un massimo di quattro preferenze complessive. Nel frattempo, non si placa la polemica tra il sindaco Giacinto Mariani, che ancora giovedì ha tacciato di scorrettezza chi si è fatto da parte «senza nemmeno avvisarmi», ed i dimissionari stessi. «Perché saremmo scorretti? Noi non lo abbiamo avvertito delle dimissioni, lui che in campagna elettorale c’era già una bozza di piano di governo del territorio al protocollo…» ha replicato Andrea Colombo, ancora segretario locale, in attesa che la sezione venga commissariata. Intanto, oltre a rimpiazzare Riccardo Liviero, l’assessore ai Quartieri che ha lasciato una volta appresi i contenuti del servizio de «L’Espresso», occorrerà provvedere alla sostituzione di William Viganò del Partito democratico, che lunedì ha rinunciato all’incarico di presidente del consiglio comunale, per prendere le distanze «da una vicenda di inopportunità politica». Chiaro il suo commento: «Questa assise non è più in grado di fare ciò che ci chiede la città». È da escludere, visto l’andazzo, che il suo successore arrivi dalle opposizioni.