Arrestato il fondatore del marchio Mirkoro: tutti i guai del negozio di Monza

Blitz della Guardia di finanza di Milano che ha arrestato, tra gli altri, anche Mirko Rosa, fondatore della catena di compro oro Mirkoro. Rosa è noto per le ’taglie’ annunciate per trovare l’assassino di Yara Gambirasio.
Mirko Rosa
Mirko Rosa

Undici persone, tra cui Mirko Rosa, titolare di MirkOro, noto per le “ricompense” promesse a chi avesse fornito elementi sui responsabili dell’assassinio di Yara Gambirasio e della titolare di una gioielleria di Saronno, sono state arrestate dai militari della Guardia di Finanza di Milano. Si tratta di un’operazione condotta dai pm di Busto Arsizio contro un gruppo accusato di vari reati che avevano permesso agli indagati di raggiungere una posizione di egemonia nel settore del compro Oro. Le indagini hanno consentito di svelare l’esistenza di una solida struttura associativa, finalizzata alla commissione di reati di ricettazione, omessa presentazione della dichiarazione dei redditi, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento e/o distruzione di documentazione contabile obbligatoria, riciclaggio, falso in registro e notificazioni, concorso in incendio, concorso in simulazione di reato.

Mirkoro è un marchio noto anche alle cronache monzesi. Un negozio marchiato con questa insegna era stato inaugurato anni fa tra via Cavallotti e viale Lombardia. E fin da subito era finito al centro dell’attenzione. Le sue insegne erano finite nel mirino della polizia locale perché contrastanti con quanto previsto dal Codice della strada: avrebbero “ingenerato confusione con la segnaletica stradale” ed erano state rimosse alla fine del 2014 dal personale del Comune, ufficio ecologia, intervenuto dopo un accertamento del Nucleo vigilanza ambientale della polizia locale. Il Mirkoro in questione non è tra l’altro nuovo alle cronache: ad aprile 2013, su ordine del questore di Milano l’esercizio era stato chiuso per 30 giorni (riaperto nel giro di 24 ore dopo un ricorso poi rigettato a luglio dal Consiglio di Stato) per una presunta violazione del testo unico di pubblica sicurezza. I responsabili del negozio qualche settimana prima avrebbero infatti impedito un ordinario controllo di polizia di Stato all’interno del locale. Avrebbero fatto attendere gli agenti alla porta per almeno 40 minuti. La stessa scena si sarebbe ripetuta anche in un’altra occasione. Non solo, dal negozio, avrebbero anche fatto scattare l’allarme anti rapina, provocando l’arrivo sul posto anche di altre pattuglie. Un fatto che aveva provocato una segnalazione alla Procura della Repubblica.