Arcore, martire a 14 anni: la fede e la forza di Rolando Rivi in uno spettacolo

L’auditorium Don Oldani di Arcore, via Beretta, si prepara a ospitare lo spettacolo teatrale “Come una quercia” ,che racconta la storia di Rolando Rivi, quattordicenne seminarista martire, ucciso nel ’45 dai partigiani.
Arcore - Il primo piano di Rolando Rivi sulla locandina dello spettacolo “Come una quercia”
Arcore – Il primo piano di Rolando Rivi sulla locandina dello spettacolo “Come una quercia”

L’auditorium Don Oldani di Arcore, via Beretta, si prepara a ospitare lo spettacolo teatrale “Come una quercia” che racconta la storia di Rolando Rivi , quattordicenne seminarista martire, ucciso nel ’45 dai partigiani. Lo spettacolo, che sta girando chiese e teatri di varie città d’Italia dallo scorso mese di settembre, sarà messo in scena la sera di venerdì 4 marzo, alle ore 21. Ingresso a offerta libera.

La vita di Rolando viene raccontata da monologhi, videoproiezioni e testimonianze sapientemente interpretate dall’attore Davide Bentivegna, per la regia di Davice Giandrini . Di questo ragazzino di 14 anni colpisce e tocca fino alle lacrime l’abbandono totale all’amore del Padre; una corrispondenza d’amore che lo ha reso capace di fedeltà fino alla morte e che gli ha fatto dire ai suoi aguzzini, resi feroci dal violento desiderio di strappargli la veste talare: ”Io non voglio togliermela. Io sono di Gesù”.

La comunità pastorale Sant’Apollinare di Arcore propone questo spettacolo per la Quaresima dell’anno giubilare della Misericordia: un teatro così diventa un luogo di preghiera. Tra l’altro una storia di 70 anni fa sul finire della seconda guerra mondiale tratta un tema così forte e attuale come il martirio delle persone che in nome del loro credo religioso arrivano sino al martirio sacrificando la loro stessa vita.

È uno spettacolo anticonvenzionale con un solo attore in scena che nell’arco di un’ora, seppure non cambierà nessun costume scenico, interpreterà il padre di Rolando, il direttore del seminario e lo stesso ragazzino che è stato prima rapito e poi ucciso dai partigiani.

Chi era Rolando Rivi

Nato nel 1931 a San Valentino, frazione di Castellarano (provincia di Reggio Emilia), secondo dei tre figli di Roberto Rivi e Albertina Canovi, entrò nel seminario di Marola nell’autunno del 1942 ma nel 1944, in seguito all’occupazione tedesca del paese, fu costretto a ritornare a casa. Non smise però di sentirsi seminarista né di indossare l’abito talare, nonostante il parere contrario dei genitori preoccupati per i gesti di odio antireligioso diffusi nella zona: gli atti di violenza e le uccisioni di sacerdoti diverranno infatti in quel periodo molto comuni.

Il 10 aprile 1945, durante le ultime fasi della guerra di liberazione, fu rapito da un gruppo di partigiani, che costrinsero il ragazzo quattordicenne a seguirli nella boscaglia. Ai genitori fu lasciato un bigliettino con scritto «Non cercatelo. Viene un attimo con noi partigiani». Accusandolo di fare la spia per i fascisti, dopo tre giorni di percosse, umiliazioni e sevizie, lo uccisero a colpi di pistola in un bosco di Piane di Monchio, frazione di Palagano.