Le studentesse del liceo Porta al buio Per insegnare a condividere e ritrovarsi

L’Unione ciechi di Monza e la scuola, con la guida esperta del Centro di servizio per il volontariato Mb, in un progetto di alternanza scuola-lavoro dove il volontariato è al centro. Chi partecipa all’aperitivo finanzia libri in braille di favole create dai ragazzi.
Le studentesse del “Porta” con Luca Aronica e Antonella Inga
Le studentesse del “Porta” con Luca Aronica e Antonella Inga Fabrizio Radaelli

Si chiama “Mosaico” ed è un progetto, complesso e interessante, di alternanza scuola-lavoro. E non si può fare a meno di notare subito come la parola scelta, riferita in genere a una composizione pittorica fatta di tessere di diversa natura e colore, sia in contrasto con il buio in cui ci si ritrova completamente calati. Solo alla fine del percorso si scopre, però, il colore di ciò che non si vede con gli occhi, ma si guarda con tutti gli altri sensi. E con le emozioni.

Scena uno, luci accese: i commensali arrivano alla Casa del volontariato per un aperitivo al buio, accolti dalle ragazze di terza FS, Scienze umane, del liceo Porta. Ad affiancarle la loro insegnante di matematica, referente del progetto, Andreina Fumagalli. A coordinare tutti Luca Aronica, presidente 30enne dell’Unione ciechi di Monza, affiancato da Antonella Inga, 19 anni. Luca e Antonella sono non vedenti. L’Unione ciechi di cui fanno parte è capofila del progetto in cui Viviana Veltre, per il Centro di Servizio per il volontariato di Monza e Brianza, fa da tramite con l’Ufficio scolastico provinciale, come per tutti i percorsi di alternanza scuola lavoro che coinvolgono il mondo del volontariato. L’aperitivo è uno dei tre appuntamenti, con gruppi di 7 studentesse, proposto a tutti quelli che hanno scelto di prendere parte a un’esperienza sensoriale unica. Le ragazze del “Porta” ricevono tutti (circa 35 persone, di ogni età) e accompagnano a tavola.

Scena due, luci spente: all’improvviso è il buio più totale. Ed è già una strana sensazione ritrovarsi seduti. Così, in un secondo, ti scopri indifeso. Le voci arrivano da tutti i lati e sono difficili da intercettare. Ovattato: ecco, il mondo forzatamente buio è così. E scopri solo in quel momento come la vista sia il senso spesso considerato più affidabile. Ora ne devi fare a meno ed è tutto un susseguirsi di sentori che cerchi di afferrare, di polpastrelli in rapida ascesa nella classifica delle parti del corpo più amate. Con quelli, infatti, puoi cercare di capire cosa hai nel piatto, quanta acqua ti stai versando. O quanta acqua hai rovesciato sul tavolo.

A servire il cibo nei piatti ci sono sempre le studentesse, ai tavoli Luca e Antonella. Loro, non vedenti, sono i tuoi occhi. Ed è proprio così. Loro che al buio ci vivono sono molto più completi di te quando si parla di capacità sensoriali. Equilibro dei sensi, il loro. Il tuo è, invece, abuso di un senso, quello più immediato, e torpore dell’altro. Perché è questo che facciamo tutti, per comodità. Così dopo lo smarrimento, pesante, iniziale ti trovi a condividere di più con lo sconosciuto vicino di tavola. Perché nelle difficoltà cerchi l’altro, ammetti che non ce la fai. Si chiama condivisione. Ed è proprio quella che hanno messo in pratica anche le studentesse del progetto.

Loro al buio ci sono state anche a scuola. “Danza al buio”, (lezioni con coreografie), “Mani che leggono” (percorsi per imparare il braille), “Comunicando con disabilità” (incontri con Aronica sul relazionarsi in tema di disabilità) e “Libri tattili” (percorso per la realizzazione di libri di favole per bambini non vedenti): sono i quattro percorsi, oltre all’Aperitivo al buio, seguiti dalla classe. Csv MB ha poi incontrato le ragazze con lezioni teoriche e pratiche su come si organizzano eventi. Così, ora, l’autonomia si vede. Loro al buio, a servire quello che hanno preparato per i loro ospiti, non sono affatto disagio.

L’aperitivo ha anche finalità benefiche. I commensali, con il loro contributo, sostengono la realizzazione di libri per bambini non vedenti. «È partito tutto da qui – spiega la docente Fumagalli – dalla volontà di trovare fondi per i libri tattili. Così è nata l’idea degli aperitivi al buio. Le favole le hanno inventate i ragazzi. Hanno fatto lezioni di braille. Una esperta sta guidando gli studenti per fare prototipi per libri per ciechi e ipovedenti». «Sono ragazze che lavoreranno in futuro nel campo dei servizi sociali – continua Fumagalli, da sempre attiva nel mondo del volontariato. – Fare un progetto così, in un liceo, significa dare loro la possibilità di una attività profondamente formativa». Il risultato si vede proprio lì, in classe, come a tavola: ora c’è più coesione. «Questo è benessere a scuola – rimarca Fumagalli. Le difficoltà restano, certo, ma ci si mette in gioco e l’esperienza di volontariato arricchisce tutti». Così come l’aperitivo al buio per i suoi partecipanti, presi per mano da Luca e condotti nel suo mondo. Solo alla fine della serata tutto è chiaro, anche al buio. «Chi lo ha detto – riassume Aronica, che un cieco non ci vede?».