Alla scuola Agraria l’orto secondo natura: si coltiva da solo e salva pure la schiena

Dalla tecnica della coltivazione a cumuli applicata alla scuola nel Parco di Monza ora nasce anche un punto dove chi lo desidera può acquistare le verdure coltivate dai corsisti. Il ricavato andrà a sostenere l’acquisto di nuovi semi e la realizzazione di altri progetti.
I responsabili del progetto
I responsabili del progetto Fabrizio Radaelli

“La terra l’è bassa”. La saggezza contadina ha sempre indicato così le fatiche dei campi. Ma cosa penserebbero i nostri vecchi se alla terra e ai suoi prodotti fossero associate oggi scarse, quasi nulle, lavorazioni del terreno, poche irrigazioni e concimazioni e buona resa? Alla Scuola agraria del Parco di Monza la tecnica dell’orto secondo natura è già realtà e dal 16 ottobre i frutti, o meglio, le verdure prodotte con questo approccio potranno anche arrivare sulla tavola dei monzesi, grazie a un punto vendita che verrà aperto negli spazi della scuola e che raccoglierà quanto prodotto nell’orto utilizzato per i corsi professionali della scuola e in altri orti realizzati ad Agrate e a Concorezzo, con progetti che hanno coinvolto anche richiedenti asilo accolti sul territorio.

Il modello di riferimento di questo tipo di coltura è il bosco, dove le piante crescono senza bisogno di lavorare il terreno, senza diserbare, senza irrigare. E in questo caso, nella tecnica dell’orto secondo natura, viene meno persino il proverbio, perché la terra non è più bassa, non piega più la schiena, ma è una montagnetta; per esattezza, un cumulo. Dunque, la terra si coltiva in piedi e le tecniche adottate permettono di creare un equilibrio ecologico con l’ambiente circostante, lavorare di meno, solo per pacciamare, seminare, trapiantare e raccogliere. «È fondamentale rispettare il terreno e i suoi abitanti – spiega Pio Rossi, coordinatore didattico del progetto (con lui Francesco Boyer e altri volontari coordinati da Aurelia Perego, in accordo con la direzione della Scuola) -. Se lasciati indisturbati, gli abitanti del terreno continuamente consumano e trasformano residui vegetali e animali, residui delle colture precedenti e della manutenzione delle siepi. La pacciamatura naturale è invece costituita da un mix di foglie, di erba sfalciata di prato o di rametti e scarti di potatura di siepi e di colture precedenti, che favorisce l’assorbimento dei raggi solari e dona il giusto grado di umidità».

Insomma, alla Scuola di Agraria non si butta via nulla e tutto torna alla natura, per la natura. Anche l’idea di aprire un punto di vendita diretto (lunedì, mercoledì, venerdì dalle 9 alle 14), con l’aiuto dei docenti e dei volontari, dove la vendita dei prodotti andrà a finanziare nuovi progetti all’interno della Scuola che accoglie professionisti da tutta Italia per una formazione specializzata, va nella direzione di ridurre al minimo lo spreco. Patate, cavoli, verze, insalata e melanzane tardive attendono. Dall’alto dei loro cumuli, alle ceste del punto vendita.