Ciclismo, la Salus Seregno compie 70 anni e si ferma un giro: «Pochi giovani, poche risorse»

Lo sport e la crisi: mancanza di sponsor, vivai che si riducono all’osso e spariscono. La Salus ciclistica di Seregno, nell’anniversario dei 70 anni, si ferma un giro e prende un anno sabbatico per ricostruirsi.
Seregno: Angelo Santambrogio, segretario e Antonio Graziano presidente attuale della Salus ciclistica
Seregno: Angelo Santambrogio, segretario e Antonio Graziano presidente attuale della Salus ciclistica Paolo Volonterio

C’è un momento nella vita dell’uomo in cui c’è bisogno di silenzio, di riflessione per far fluire nuove idee. Così è anche per società sportive storiche con un blasone da onorare ma che a un certo punto hanno necessità di fermarsi, di guardarsi attorno, per ripartire con uno slancio rinnovato.

Una situazione simile la sta attraversando la gloriosa Salus ciclistica di Seregno, proprio nell’anno delle celebrazioni del settantesimo anniversario di fondazione. Il direttivo in carica ha deciso che il sodalizio giallo azzurro, in questa stagione, non parteciperà ad alcuna gara agonistica, preferendo vivere un anno sabbatico.

Le lezioni di vita migliore si imparano nelle situazioni più difficili, quando è in gioco qualcosa. In questo caso il gioco è duro, c’è in palio il prestigio e l’onorabilità di una società che è sempre stata un vanto per la città e portabandiera dell’intera Brianza, per l’autorevolezza, la popolarità che si era creata nel tempo a suon di vittorie e che ha regalato al ciclismo nazionale anche dei validi campioni.

«Una decisione sofferta – hanno detto il presidente Antonio Graziano e il segretario Angelo Santambrogio a nome di tutto il consiglio direttivo – ma necessaria per concentrare tutte le nostre forze ed energie economiche sull’appuntamento del settantesimo. C’è da ricostruire l’ampia documentazione fotografica e il grande medagliere. Dal 10 al 18 giugno prossimo abbiamo fissato il periodo di celebrazione, in concomitanza con l’apertura serale dei negozi». A tenere vivi i colori giallo azzurri sono rimasti i giovani allievi Francesco Barni e Stefano Zaninelli, che partecipano alle sole gare su pista, in cui hanno già debuttato nei giorni scorsi a Montichiari.

«I ragazzi sono il nostro cruccio, ci mancano i ricambi – ha aggiunto Antonio Graziano – e senza le giovani leve è difficile andare su strada. La nostra società ha anche bisogno di avere collaboratori giovani, freschi, qualificati, magari ex salussini che si prendano carico di seguire le giovani generazioni accostandole con metodi diversi dal passato. I nostri bravi veterani come Gino Turati e Angelo Nava, che hanno speso una vita intera per la Salus, pur animati ancora da tanta passione, non hanno più la forza e le capacità per tenere il passo di oggi perché la metodologia di allenamento è mutata. Oltre a ciò ci si è messa anche la crisi economica che ha tagliato le gambe a piccole sodalizi come il nostro».

Eppure fino a due anni fa la Salus ciclistica aveva ancora un discreto vivaio. «È vero – ha affermato Angelo Santambrogio – per noi la scomparsa di Dino Vassena è stata una grande perdita in quanto curava il nostro serbatoio, ma soprattutto era conosciuto nell’ambiente».

Ma è solo la Salus a soffrire ? «Assolutamente no – hanno risposto Graziano e Santambrogio – Tante società sono passate dal ciclismo giovanile a quello amatoriale perché hanno difficoltà economiche. Ormai lo sponsor non esiste più e quando esiste deve essere un amico che non cerca ritorni pubblicitari. In Italia in questo momento c’è una sola squadra di professionisti la “Androni giocattoli”, tutti i nostri corridori ormai sono al soldo di squadre straniere in particolare di quelle medio orientali».