Ciclismo, la figlia di Fiorenzo Magni: «Monza lo ricordi almeno col Giro d’Italia»

Beatrice Magni lo dice senza polemica, con gentilezza: un ricordo di Fiorenzo Magni da parte della città se lo sarebbero aspettato in occasione del Giro d’Italia numero 100 a Monza.«Mio papà diceva di essere un pratese di Monza, ricorda.
Fiorenzo Magni fotografato nella sua villa di Monticello Brianza
Fiorenzo Magni fotografato nella sua villa di Monticello Brianza

«Mio papà diceva di essere un pratese di Monza. Io e mia sorella Tiziana viviamo a Monza da sempre e abbiamo trascinato qui anche i nostri mariti, milanesi». Beatrice Magni lo dice senza polemica, con gentilezza: un ricordo di Fiorenzo Magni da parte della città se lo sarebbero aspettato in occasione del Giro d’Italia numero 100 a Monza.

«A ottobre saranno 5 anni da che papà ci ha lasciato – racconta a Stefano Arosio sul Cittadino di giovedì 20 aprile – Noi lo ricordiamo ogni giorno, così come i suoi nipoti. Per noi non c’è da rinverdire nulla. Ma abbiamo sempre sentito come una spina la mancanza di un ricordo “ufficiale”. Proprio in virtù di quel che papà ha rappresentato e del suo rapporto con Monza. Vale come esempio l’attenzione che il Comune di Monticello ha riservato a papà, anche dopo la sua scomparsa. Lì ha vissuto per gli ultimi 30 anni, ma è sempre rimasto monzese. Ha ricevuto anche il Giovannino d’oro. Eppure a Monticello gli hanno intitolato il nuovo palazzetto dello sport e istituito una borsa di studio a suo nome. Cose che ovviamente ci hanno fatto molto piacere. Pur con la riservatezza che ci contraddistingue, ci sembra giusto sottolineare che forse, in occasione dell’imminente Giro d’Italia, qualcosa Monza potrebbe fare. L’ultima e decisiva tappa parte dall’autodromo. E non ci saranno forse, proprio in questa edizione, delle tappe tributo a Coppi con partenza a Castellania e a Bartali con quella di Ponte a Ema? Un’occasione di ricordo per Fiorenzo Magni, nella tappa di Monza, ci parrebbe doverosa».


Magni, toscano di nascita, si era trasferito a Monza nel 1944 e qui, tre anni dopo nel Duomo, dopo aveva sposato Liliana. Tre volte campione d’Italia, tre volte vincitore al Giro delle Fiandre (in quattro partecipazioni, impresa che gli valse il soprannome di “Leone delle Fiandre”), tre volte vincitore del Giro d’Italia e un argento ai Mondiali del 1951. Era stato l’unico capace di inserirsi nel dualismo per eccellenza del ciclismo, quello tra Coppi e Bartali. A lui si deve la nascita del museo del Ghisallo.

A Monza è noto anche per l’attività imprenditoriale con le concessionarie d’auto che portavano il suo nome.