Alla Pechino-Parigi col Portello di Seregno: il raid è al giro di boa (e l’Austin Mini è sempre in gara)

LEGGI Il diario di Roberto Chiodi - Il raid Pechino-Parigi 2016 è al giro di boa. E mentre le Alfa del Portello di Seregno attraversano la Russia per tornare in Europa, ecco qualche aneddoto: il mistero della chiave 13 a cricchetto, la Ford Capri coupé dello svizzero che sorride a tutti, l’Austin Mini che misteriosamente continua ad arrivare al traguardo.

Il rally Pechino-Parigi, sta consumando il 18 giorno di gara dei 36 in programma. La carovana si trova in territorio russo per il trasferimento da Yekaterinburg a Perm di 420 chilometri. Dopo qualche giorno di difficoltà nei collegamenti Roberto Chiodi della scuderia del Portello di Seregno che tiene i diari di bordo e viaggia sulla Giulia Alfa Romeo con la moglie Maria Rita Degli Esposti, ha riassunto gli avvenimenti più significativi degli ultimi giorni.


LEGGI Tutte le puntate del diario di Roberto Chiodi col Portello alla Pechino-Parigi 2016

Sabato 25 giugno, è stato caratterizzato dal mistero della chiave 13 a cricchetto.

«La chiave inglese numero 13 rappresenta uno dei misteri irrisolti della storia dell’automobilismo – ha riferito Chiodi – è la più usata e, di conseguenza, la più smarrita. Anche se di metallo, possiede un’anima luciferina e tentatrice. Sguscia sempre via, evade dalla cassetta degli attrezzi, si sottrae per vocazione al momentaneo padrone legittimo, si nasconde dovunque e a chiunque passa lì accanto sussurra “Eccomi, sono la 13, voglio essere tua. Prendimi!”. Però è infedele e alla prima occasione tradisce di nuovo. Fatta questa premessa, potete immaginarvi quello che è successo nel garage della Fiat dove dieci italiani sono stati tutta la giornata a riparare le macchine: cinque Giulia issate sui ponti, cassette degli attrezzi sciorinate sul pavimento e quelle zoccole delle 13 che scappavano da tutti gli angoli, proponendosi ai passanti. A un certo punto è scesa in campo miss Cricchetto Castellini, quella che ha una voce melodiosa e un’andatura – quando la smuovi – alla Marilyn Monroe. Si può resistere ai richiami di una sirena del genere? Lei si è praticamente accasata per pochi minuti con tutti noi».

Domenica 26 giugno al centro dell’attenzione c’è stata «la Ford Capri coupé che nei primi giorni del rally spiccava tempi eccellenti e l’anziano pilota svizzero alla guida sorrideva a tutti. Poi, si è cappottato in prova speciale. La macchina appariva distrutta, i vetri in frantumi, il muso sfigurato. C’é stata una notte al campeggio che sentivamo i martellamenti sulla carrozzeria. La mattina dopo era ripartito. Al posto del parabrezza c’era un foglio di plastica, tenuto su per miracolo e al centro un foro circolare dal quale lo svizzero continuava a sorridere a tutti».

«L’Austin Mini ha avuto subito problemi. Al parcheggio di Pechino era stata messa tra le due mastodontiche La France e sembrava un’automobilina giocattolo. La Mongolia, non poteva riuscire a superarla. Nel deserto del Gobi era rimasta attardata ed era scomparsa. L’abbiamo rivista a Ulaan Bataar, era partita in testa alle classiche perché ultima in classifica. Si era insabbiata vicino alle nostre Alfa Romeo Giulia e l’aiutammo a ripartire. Misteriosamente continua ad arrivare, il suo equipaggio è felice».

Lunedì 27 giugno, Chiodi ha riferito la posizione dei rallysti, in una tappa di trasferimento da Omsk a Tyumen di 677 chilometri: «Siamo ancora in Asia, a Tyumen, ma è l’ultimo giorno. Da domani, Europa. Tre settimane e avremo già finito. Le nostre Giulia sono attese al Motor Village dell’Alfa Romeo sugli Champs Élysées. Un appuntamento proprio da non mancare. Oggi ci siamo avvicinati di altri 677 chilometri con un itinerario che si è interamente sviluppato nella steppa siberiana, piatta e monotona. È piovuto per le prime quattro ore, insistentemente. Abbiamo preso secchiate di acqua e fango da almeno mille camion che correvano in senso opposto. Pensate un po’ a quei pazzi che si sono ostinati a tenere la macchina sempre scoperta. Poi, nel primo pomeriggio, il cielo si è aperto. Le prove speciali sono state annullate e noi abbiamo avuto cinque minuti di tempo per scattare qualche foto. Ci è piaciuta una piantagione tutta gialla sullo sfondo delle betulle».

Martedì 28 giugno: «Solite variazioni al programma comunicate prima di partire, per fortuna niente prova di 15 chilometri sullo sterrato, ma solo due giri su un facile pista da autocross. Un minuto e 40 il primo giro; stop, ripartenza, due secondi in meno. Una breve prova sicura e divertente. Il resto della tappa se n’è andato in 400 chilometri pianeggianti e rettilinei, tutti in mezzo a sterminati campi di colza, frumento e grano con il contorno di abeti e betulle. Bello, ma soltanto per i primi cinque minuti. Giusto uno stop per fotografie tra i lupini giganti. Ripiove, la strada sempre dritta e uniforme. Subentra una sonnolenza acquorea e ci vuole il traffico di Ekaterinburg per tornare vigili e guadagnare il lettone».