Due secoli fa Monza diventava città: il 12 febbraio 1816 il primo atto del nuovo rango

Tra 1815 e 1816 gli Austriaci riformano l’amministrazione della Lombardia dopo l’uscita di scena dei francesi. In quei mesi Monza diventa città. Con un primo atto, il 12 febbraio di due secoli fa, in cui diventa capoluogo di distretto.
Francesco I d’Austria
Francesco I d’Austria

La data: 11 aprile 1816. La firma: Imperiale regio governo di Milano. Cioè gli austriaci, l’imperatore d’Austria Francesco I, che con una notificazione trasforma Monza in città. Sono passati due secoli dall’innalzamento di rango dell’antica Modoetia e sono in corso anche i preparativi per celebrare l’evento, che passeranno per esempio da una mostra speciale ai Musei civici degli ex Umiliati, in via Teodolinda.

Quell’11 aprile di duecento anni fa si leggeva sulla notificazione che “Con graziosa sovrana risoluzione del giorno 2 corrente S. M. l’imperatore e re si è degnata d’ innalzare il comune di Monza al rango di città, e di accordarle una congregazione municipale sotto la direzione del cancelliere del censo. Tanto si deduce a pubblica notizia per comune intelligenza”. In calce le firme dei rappresentanti dell’impero, il conte di Saurau, governatore, il conte Miellerio , vicepresidente e il marchese D’Adda, consigliere.

Ma l’innalzamento di Monza aveva avuto una premessa proprio in questi giorni. Erano passati alcuni mesi da quando l’impero napoleonico era collassato sotto le Alpi e gli Asburgo si erano ripresi il nord Italia. Subito a Milano erano tornati a governare con durezza il territorio ma avevano anche iniziato la loro ampia riforma amministrativa. In quella riforma un passaggio fondamentale, di cui ricorre il bicentenario proprio in questi giorni: saranno due secoli venerdì da quando gli austriaci avevano deciso di dividere, il 12 febbraio del 1816, la provincia di Milano in distretti. Sedici in tutto: diversi riconducibili a Milano stessa, poi Gorgonzola, Bollate, Saronno, Melegnano, Gallarate, Cuggiono, Busto Arsizio, Somma, oltre a quelli brianzoli, alcuni dei quali oggi sorprendenti: Monza, tanto per incominciare, Vimercate, poi Barlassina e Verano.

Si trattava di una parte del “Compartimento territoriale della Lombardia da attivarsi col 1º maggio” secondo cui, dopo avere diviso la regione in nove province, sua maestà “si è degnata con altra patente in data d’ oggi di stabilire nelle provincie del regno lombardo-veneto un sistema di amministrazione comunitativa fondato sui principj della più sana economia e più analogo ai veri interessi e rapporti di questi comuni.”

Monza, che tra il 12 febbraio e il primo maggio sarebbe diventata città, divenne allora capoluogo di Balsamo, Biassono con Cassina S. Giorgio al Lambro, Cassina de’ Gatti, Cinisello, Cologno, Cusano, Dugnano, Incirano, Lissone, Macherio con Cassina Torretta, Moncucco con S. Cristoforo, Moglia, Dorderio, Guzzina, Pobbia, Malnido e Bettolino Freddo, Monza con porzione di Brugherio, S. Ambrogio e Cassina della Santa, Muggiò con Cassina Scorpiona, Nova con Cassina Meda e Grugno Torto, Paderno, S. Alessandro con Occhiate e la Pelucca, S. Damiano, S. Giuliano con Cava Rossa, Sesto S. Giovanni con Torretta, Vedano con Molino del Salice , Molino del Cantone e Casalta, Villa S. Fiorano con Casotto S. Alessandro, Sesto Giovine e Taverna della Costa e Vimodrone.