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Vimercate, l’appello dei trecento ex Bames-Sem: «Chiediamo giustizia»

Hanno sistemato un tavolino in mezzo alla piazza con sopra dei generi di conforto e una lima. Tutti polemicamente e malignamente destinati a dei possibili carcerati. Perchè, secondo gli ex dipendenti di Bames e Sem di Vimercate, il disastro che ha travolto le loro aziende ha delle precise responsabilità.
Il presidio davanti al tribunale di Monza
Il presidio davanti al tribunale di Monza

Hanno sistemato un tavolino in mezzo alla piazza con sopra dei generi di conforto e una lima. Tutti polemicamente e malignamente destinati a dei possibili carcerati. Perchè, secondo gli ex dipendenti di Bames e Sem, il disastro che ha travolto le loro aziende ha delle precise responsabilità. Responsabilità che la giustizia dovrà individuare e punire. Alcuni lavoratori, la «loro» amara verità e relative speranze non troppo segrete hanno dunque voluto ribadirle ancora una volta giovedì mattina davanti al Tribunale di Monza in piazza Garibaldi, con cori e questa singolare messinscena.

«Noi – sottolinea Gigi Redaelli, esponente della Fim Cisl Monza Brianza Lecco – non chiediamo una condanna. Non siamo giudici. Ma auspichiamo che le 13 persone indagate vengano rinviate a giudizio. Il processo servirà agli indagati per chiarire la propria posizione. E alla giustizia per scoprire eventuali responsabilità».

«Speriamo – sottolinea Angela Mondellini, segretaria Fiom Cgil Monza Brianza – che il processo venga celebrato: tutte le responsabilità devono essere definite. E chi ha sbagliato dovrà pagarne le conseguenze. I lavoratori hanno avuto la beffa e il danno. Hanno perso il lavoro e il trattamento di fine rapporto, poi recuperato grazie al fondo di garanzia dell’Inps».

Bames e Sem erano aziende del settore elettronico. Fallirono, rispettivamente, nell’ottobre e dicembre 2013. Erano insediate nell’area ex Ibm di Vimercate. Bames seguiva la produzione e la riparazione, Sem era impegnata nel campo della progettazione e prototipazione. I dipendenti erano complessivamente 400. Da allora, c’è chi è riuscito ad approdare alla pensione e chi a trovare un’altra occupazione. Ma circa 300 persone stanno utilizzano il trattamento di mobilità. Quest’ ammortizzatore sociale scadrà a ottobre per gli ex addetti Bames e a dicembre per quelli della Sem. «Di parzialmente positivo – aggiunge Redaelli – c’è il fatto che questi lavoratori abbiano potuto utilizzare la maggiore durata della “vecchia” mobilità. Ma pensiamo che, alla fine di questo periodo, ci possano essere circa 200 persone prive di ogni ammortizzatore sociale».

Del resto, su tutta la vicenda, «pesa» inevitabilmente la mancata reindustrializzazione dell’area di via Kennedy. Dove, attualmente, gli occupati sono circa 600. Nel gennaio 2014, nel sito di Vimercate c’è lavoro solo per 15-20 addetti dei 370 dipendenti Bames-Sem. Nel 2000, tra Ibm e Celestica, gli occupati erano quasi 3mila.

«Potenzialmente – conclude Redaelli – l’area può ospitare 3mila addetti. Ma è chiaro che a questo punto l’area va rivitalizzata con un investimento. Anche perché a metà degli anni Sessanta, quando arrivò Ibm, l’area era stata concepita per un’unica azienda. Oggi non può essere così, l’area dovrebbe essere frazionata per accogliere più imprese. Penso, per esempio, a un progetto come quello che ha portato alla creazione dell’Energy Park di Vimercate. Nel gennaio 2015 c’era stata una delibera della Giunta regionale che prevedeva l’istituzione di un’area a burocrazia zero per facilitare gli investimenti. Ma non ne abbiamo saputo più niente».

E non finisce qui. Nel senso che gli ex dipendenti Bames e Sem sono già pronti a tornare in piazza un’altra volta. Il loro prossimo presidio, dopo quello organizzato giovedì a Monza, è in programma a metà aprile. Allora, si ritroveranno per protestare davanti ai cancelli delle «loro» fabbriche, davanti all’area di via Kennedy. Anche perché stanno avvicinandosi le elezioni che designeranno il sindaco di Vimercate. C’è perciò da attirare nuovamente l’attenzione della politica sul destino dell’area ex Ibm, per tanti anni motore di sviluppo di un intero territorio. «Per ora – spiega Angela Mondellini, segretaria Fiom Cgil Monza Brianza – non ci risultano specifiche iniziative per aiutare la reindustralizzazione».