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Salone del Mobile al via: la Brianza trascina l’export italiano

LEGGI Woodstreets a Monza - Presente in massa la Brianza al Salone internazionale del Mobile in corso dal 4 al 9 aprile negli spazi di Fiera Milano Rho. Uno degli appuntamenti più importanti a livello mondiale, anche per le aziende nostrane che sono una autentica locomotiva del settore.
Salone del Mobile 2017 - courtesy Salone del Mobile.Milano
Salone del Mobile 2017 – courtesy Salone del Mobile.Milano Redazione online

Presente in massa la Brianza al Salone internazionale del Mobile in corso dal 4 al 9 aprile negli spazi di Fiera Milano Rho. Uno degli appuntamenti più importanti a livello mondiale per il settore porterà nella metropoli 2mila espositori e 300mila visitatori di 165 Paesi diversi.

Le aziende brianzole presenti in tutte le manifestazioni previste (Complementi d’arredo, Workplace 3.0, Euroluce) saranno un centinaio, a testimonianza di una tradizione che continua nel tempo. Il Salone, che si estende su un’area di 200mila metri quadrati, è aperto al pubblico (9.30-18.30) nelle giornate di sabato 8 e domenica 9 aprile. Le info sul sito ufficiale (vai).


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Il treno del mobile riparte e la Brianza è la sua locomotiva. Il settore del legno arredo fa i conti con la crisi e scopre che senza le imprese della provincia di Monza l’Italia sarebbe ancora ferma in stazione, se non già in un deposito tra i vagoni da rottamare. Una locomotiva che traina un convoglio intercontinentale, che corre a fare incetta di clienti verso le città della Cina o anche quelle degli Emirati Arabi, del Qatar, dell’Arabia Saudita.

Lo dimostrano i dati elaborati da Intesa Sanpaolo che ha fatto il punto della situazione per quanto riguarda l’industria del mobile e dei sistemi di illuminazione: nel periodo tra il 2007 e il 2016, alla faccia della recessione, la Brianza (insieme a Milano che però rappresenta solo un terzo circa del dato) ha fatto segnare uno straordinario più 10 per cento nelle esportazioni, mentre a livello italiano il comparto non è andato oltre un poco rassicurante meno 3,5 per cento, quota che, senza Monza, sarebbe stata ancora più bassa. Il fatturato complessivo a livello nazionale rispetto agli anni prima della crisi è sotto di 20 punti percentuali, in Brianza, sempre grazie ai risultati sui mercati esteri, meno 10. Cina e Penisola araba sono la cartina al tornasole della situazione: l’export nei confronti del Dragone è passato in un decennio da 10 milioni a 77.8, negli Emirati da 17,3 a 44,2.

E ancora: il Qatar è passato da 2,7 milioni a 20,8 e l’Arabia Saudita da 13 a 21,2. Hong Kong, invece, balza a 21,9 milioni partendo da 7,7.

«Le imprese leader del Distretto cono state in grado di sfruttare le opportunità che si presentavano loro – spiega Giovanni Foresti, della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo – Non era così facile. Non si tratta del risultato di un anno ma di un processo di crescita graduale e costante. Si sono radicate. È cresciuto il numero delle imprese con filiali commerciali all’estero». Venticinque aziende brianzole, ad esempio, hanno partecipazioni estere.

Nel giro del mondo del mobile brianzolo gli Usa sono ancora il mercato principale, seguito da Francia, Germania e Svizzera, ma le aziende locali sono state capaci di conquistarsi anche il Vietnam, dove prima erano assenti e ora muovono un giro d’affari di oltre 7 milioni e introitano a piene mani anche in Giappone, Turchia o Corea. Non tutti sono riusciti a reagire alla crisi: c’è un 25 per cento di aziende che ha aumentato il fatturato del 15 per cento e un’altra fetta che è precipitata a meno 44 per cento.

«Chi ha investito si è confermato nel tempo – spiega Foresti – Sono cresciute di più le imprese che hanno brevetti o certificazioni ambientali. Non si può giocare in difesa».

Anche dal punto di vista dei marchi registrati a livello internazionale la Brianza dà la paga a tutti: nel nostro territorio sono 50 le aziende che hanno colto questa opportunità, ben sopra la media degli altri Distretti italiani. Resta il fronte del mercato interno. Gli incentivi del Governo hanno prodotto un più 6 per cento, ma rispetto al 2007 c’è ancora un meno 30 per cento da scalare.