Micron Agrate, venerdì di sciopero Preoccupa anche il futuro di St

Sciopero venerdì mattina, di otto ore, davanti ai cancelli della Micron. I lavoratori hanno incrociato le braccia per protestare contro la reiterata decisione della multinazionale americana di procedere senza indugio nel taglio di 419 dipendenti. Intanto preoccupa anche la situazione della St.
Lo sciopero di venerdì mattina alla Micron
Lo sciopero di venerdì mattina alla Micron

Sciopero di otto ore ad Agrate venerdì, indetto dai sindacati in tutti i siti italiani di Micron e StMicroelectronics, in concomitanza con la seconda riunione al Mise del tavolo sulla Microelettronica, a cui prenderanno parte, oltre ai sindacati, i rappresentanti del Mise, del Miur, delle Regioni coinvolte, quindi Lombardia, Abruzzo, Campania e Sicilia, e dei rappresentanti delle imprese con Anie Confindustria. Micron ha confermato la decisione di tagliare 419 lavoratori in Italia.

Intanto, a preoccupare i sindacati, è anche la situazione di St. “Il governo uscente ha rimesso sul tavolo la possibilità di cessione della quota pubblica di controllo – hanno commentato i sindacati -. Il piano di investimenti annunciato da St per l’Italia nel luglio 2013 – già giudicato del tutto inadeguato sui tempi di attuazione – non è ancora partito. Il governo Renzi deve impegnarsi affinché Micron resti in Italia e ripensi radicalmente il suo piano di esuberi. A questo punto la trattativa deve avere una svolta Chiediamo al Governo ed St di assumersi le proprie responsabilità rispetto alle garanzie previste negli accordi di cessione del ramo delle memorie”.

Intanto è arrivata ai sindacati la risposta alla lettera inviata all’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, John Phillips, qualche settimana fa, in cui Fiom, Fim e Uilm gli chiedevano di favorire un incontro con i rappresentanti del board americano della Micron. Per l’ambasciatore ha risposto ai sindacati il Consigliere per gli affari economici Katherine Hadda, che ha sottolineato “un forte sentimento di partecipazione nei confronti di coloro che rischiano di perdere ilposto di lavoro a seguito di decisioni aziendali assunte dal loro datore di lavoro. Comprendiamo – continua la lettera – gli inevitabili disagi al personale e alle loro famiglie, ma come Ambasciata non abbiamo alcun ruolo istituzionale in questa complessa e difficile mediazione tra datore di lavoro e dipendenti. Ci auguriamo – conclude la missiva – che si possa trovare una soluzione soddisfacente per ambedue le parti e volta a superare le difficoltà descritte nella vostra lettera”.