“Cari saluti da Monza”: l’autobiografia per cartoline di Alfredo Viganò

Si intitola “Cari saluti da Monza” l’ultimo libro pubblicato dall’associazione Novaluna: un non catalogo della leggendaria collezione di cartoline di Alfredo Viganò che si trasforma in un viaggio tra i ricordi.
Una delle cartoline del libro
Una delle cartoline del libro

La collezione di cartoline di Alfredo Viganò ha qualcosa di leggendario. Se ne parla, talvolta, come di un tesoro monzese gelosamente custodito dall’architetto che nella vita ha incrociato tante volte la strada con la politica ed è stato, l’ultima volta, assessore per il sindaco Michele Faglia. Qualcuno si è spinto a immaginare un qualche caveau in cui vengono sistematicamente catalogate, osservate, studiate. Oppure dev’esserci da qualche parte una sorta di biblioteca di Babele dello scrivimi fermo posta in cui ciascuna di loro – per quante sono, chissà – ha un suo posto sicuro in cui stare per essere ritrovata all’occasione.

Hanno fatto breccia nella realtà, talora, quelle cartoline: una mostra all’Oasi San Gerardo, un’altra pochi anni fa in uno spazio d’arte e artigianato di via Zucchi che ahinoi non c’è più. Oppure semplicemente su arengario.net, il sito dove a qualche imprecisa luna di calendario Viganò ha deciso di raccontare le storie reali o immaginate dietro quei pochi centimetri quadrati fotografici. La collezione oggi diventa un libro che l’associazione Novaluna ha deciso di pubblicare e ha presentato giovedì 18 giugno all’oasi San Gerardo.

Si intitola “Cari saluti da Monza- le cartoline di Alfredo Viganò” e non è esattamente quello che ci si aspetta: non è il catalogo leggendario della leggendaria collezione ma un piccolo viaggio tra i ricordi che dalle cartoline così come dalle fotografie più o meno recenti prende fiato per raccontare aneddoti, fatti, ricordi, episodi. Un memoir d’altri tempi di un uomo che sa scegliere consapevolmente o meno l’allure di uno Chateaubriand munsciasc. «Toccherà̀ prenderla così com’è, tanto più̀ che non si tratta semplicemente di un libro di cartoline o sulle cartoline, e nemmeno di un libro su Monza, come decine di altri ma di un’autobiografia per cartoline, genere letterario con pochi precedenti» scrive Annalisa Bemporad nella prefazione citando suo marito Alberto Colombo. E di questo si tratta: cartoline di una vita, che si tratti di quelle reali, fisiche, passate da chissà quali uffici postali così come di quelle ideali, un’immagine o un ricordo, la fotografia di un istante da raccontare.

«Il libretto non ha ambizioni storiche – scrive Viganò nelle prime pagine – . Interseca la storia e la cronaca perché́ col loca le cose nel loro tempo, si confonde e sconfina nei ricordi; quanto scritto e rappresentato su Arengario in questi anni ho anche raccontato in brevi esposizioni e conferenze in pubblico. Il gioco, senza capo né coda continua. Amo le mie cartoline, tutte, fatte bene o male, malandate o meno, non per la loro fattura, ma per il loro sapore, per i particolari che chi vuole può̀ scoprire al di là della stessa volontà̀ del fotografo. Una parola, una immagine tira l’altra (…)come i ricordi di quando si era bambini, tutto a frammenti, spizzichi e bocconi».

Un gioco che prosegue per 270 pagine(20 euro) passando dalla luna che ride e da piazza dell’arengario, dal regicidio come dagli alabardieri, un passaggio dalle strade, dalla fontana delle rane, il tram e il gamba de legn, il 1906 e pochi anni fa. Qualche centinaio di secoli monzesi a caccia di dettagli che spesso raccontano più del tutto. Fosse anche solo un orinatoio in bianco e nero piazzato in faccia alla superbia di uno dei leoni del ponte che attraversa il Lambro nel cuore nobile della città.

Ed è una città che va guardata fronte-retro, ricorda Alfredo Viganò, perché «dietro talvolta, quando è viaggiata, è anche meglio per tante cose da scoprire e raccontare. Ne appare un mondo che,(anche) in anni terribili,sembra descrivere una vita normale».